Europee, il Pd all’estero vince ma non convince

Ci chiediamo come il Pd possa essere risultato il primo partito votato dagli italiani residenti in Europa in occasione delle Europee. Ecco qualche riflessione…

Ma com’è possibile che il Pd sia risultato primo partito per quanto riguarda il voto degli italiani all’estero? Intendiamoci, i numeri della partecipazione al voto degli italiani residenti in Europa sono bassissimi (intorno al 7%), ma il partito guidato da Nicola Zingaretti ha incassato comunque più voti di tutti gli altri: 38.666 voti, contro i 21.480 della Lega, per un voto in controtendenza rispetto a quello nazionale. Il Carroccio oltre confine non supera il 18%. Primo partito dunque il Pd, con il 32,4 per cento.

Un risultato che se da una parte può risultare incomprensibile, dall’altra non sorprende chi conosce le dinamiche legate al mondo dell’emigrazione. Il Pd all’estero è da sempre molto bene organizzato e sa come smuovere l’elettorato, come aiutarlo nell’esercizio del voto, addirittura accompagnandolo presso il seggio più vicino (alle Europee gli italiani residenti in Europa votano ai seggi allestiti presso le rappresentanze diplomatico-consolari italiane) e assistendolo in tutto e per tutto, anche attraverso la fitta rete di patronati rossi nei vari Paesi Ue.

La parte incomprensibile, invece, è quella che riguarda il cosiddetto voto di opinione. Il Pd è il partito che negli ultimi anni ha tagliato fondi a tutti i capitoli di spesa relativi all’universo dell’emigrazione e che ha chiuso decine di Ambasciate e Consolati in tutto il mondo, Europa compresa. Gli italiani nel mondo dovrebbero averlo imparato a proprie spese quanto male possono far loro i piddini. Eppure…

Anche tra i lettori di ItaliaChiamaItalia, non sono pochi quelli che si pongono delle domande, mentre altri provano a dare delle risposte.

Tommaso Rumor scrive: “Mi sembra evidente il motivo. Se l’Italia uscisse dall’euro, i residenti all’estero perderebbero un bel po’ di diritti. Chi meglio del PD garantisce l’appartenenza (e sottomissione) all’euro?”. E ancora: “Chissà per quale motivo a noi italiani residenti all’estero (fuori dall’Europa) non è stata data la possibilità di votare? Avrei voluto vedere i risultati…”.

Già, questo è un altro punto: gli italiani all’estero non residenti in Europa non possono votare in occasione delle Europee, a meno che decidano di tornare in Patria. Perché? Non ci sembra affatto corretto e crediamo si debba porre rimedio prima possibile a quella che appare a nostro modo di vedere come una discriminazione, una limitazione della democrazia.

Ma torniamo ai dem. Tony Maier in qualche modo colpisce nel segno: “Guardate che all’estero hanno votato quelli che sono solo in Europa, quattro gatti, il PD ha preso meno di 40mila voti. Da quello che scrivono sembra una grande vittoria, ma è solo propaganda per denigrare la Lega”.

Per Immacolata Puglia gli italiani in Europa hanno votato Pd “perché non vivono la realtà quotidiana in Italia”, mentre Paolo Buralli Manfredi commenta: “Il sistema di voto all’estero è un totale disastro, servizi giornalistici, inchieste… Tutti lo hanno affermato dopo ogni tornata elettorale, io non farei tutta questa pubblicità sulle percentuali raggiunte, qualcuno potrebbe mal intendere tutto questo successo”.

Insomma, in Europa in Pd vince ma non convince. E le altre forze politiche in campo?

Il Movimento 5 Stelle, con 16.493 preferenze, si assesta al 13,8 per cento. Quarto partito Europa Verde, con 11.678 voti ottiene il 9,8 per cento. +Europa, che in Italia non ha superato lo sbarramento del 4 per cento, tra gli elettori d’Oltralpe raggiunge invece 8,8 per cento. Forza Italia ottiene 7.141 voti e si assesta al 6 per cento, mentre La sinistra, che ha raggiunto l’1,7 per cento, tra gli elettori residenti fuori dall’ Italia raggiunge il 4 per cento.

Per gli italiani che studiano e lavorano all’estero, fuori dal parlamento europeo dovrebbe invece rimanere Fratelli d’Italia, il partito guidato da Giorgia Meloni si ferma al 2,5 per cento, con appena 2.930 voti.