Dopo la caduta di Oscar Giannino sul suo grave incidente di percorso, l’unico baluardo nella sfera liberale e liberista di questa competizione rimane l’avv. Giampiero Samorì. Il leader del M.I.R. (Moderati in Rivoluzione), Samorì, conduce una battaglia similare a quella del più famoso “Fare per fermare il declino” di Oscar Giannino, dimessosi dopo la clamorosa gaffe del curriculum truccato con lauree e master mai conseguiti. Tuttavia la lista resta con lui candidato premier (la legge altrimenti prevede l’invalidamento del partito) ed oggi una reggente ha preso la presidenza del movimento.
Asfaltata quasi sicuramente l’ascesa in Parlamento (almeno a questa tornata elettorale) rimane l’avvocato di Modena a fare il walzer della battaglia per la trasparenza, le ingerenze statali nel mercato, per la meritocrazia e l’abbattimento del debito pubblico con riduzione drastica del cuneo fiscale.
Il M.I.R., molto più pragmaticamente e saggiamente rispetto all’eccentrico economista (quello di Chicago), ha deciso di fare parte della coalizione di centro-destra, partecipando ad un grande programma di governo con serie e concrete possibilità di attuare quelle riforme necessarie al rilancio del Paese.
Il “voto utile” o meglio, intelligente, è indispensabile a rendere governabile l’Italia durante la rotta di uscita dalla tempesta economico-finanziaria. Altrimenti rischieremmo di gettare le ancore in mare aperto, collassando sotto il peso delle macerie e dei sacrifici.
L’infingardo Oscar ha fatto luce sulla vera ed unica moralità che in politica conta, ovvero il mantenimento degli impegni. Ed allora state pur certi che per vedere realizzato qualsivoglia programma di governo, servirà una ampia e stabile maggioranza alle Camere.
A piè di pagina, voglio manifestare il mio dispiacere per l’uomo ed il giornalista che in questi anni abbiamo conosciuto, uno che comunque sia ha dimostrato il suo valore sul campo. Però, caro Giannino, la politica è un’altra cosa.
Twitter @andrewlorusso
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