Il Giornale, con un articolo di Vittorio Feltri, oggi ha un titolo a caratteri cubitali in prima pagina: “Colpo di Stato, vendetta nelle urne”. Silvio Berlusconi non è più senatore, l’Aula di Palazzo Madama ieri ha detto sì alla decadenza da parlamentare del Cavaliere. Tutto era già stato previsto, fin dall’inizio. Durante il dibattito in Senato, gli interventi dei singoli hanno rivelato in tutta la loro drammaticità quella passione politica insana che ha diviso per vent’anni la nostra società, chiusa nel disprezzo reciproco delle sue maggiori rappresentanze.
Il Caimano per la sinistra e le toghe rosse; Silvio, per il popolo che lo ha amato e seguito con entusiasmo: all’annuncio della sua decadenza, in piazza c’era chi innalzava i calici, ma erano molti di più quelli che avevano gli occhi bassi e la tristezza dipinta sul volto. Invidia e odio da una parte, ammirazione e affetto dall’altra. Per quelli è stata fatta giustizia, per questi è stato compiuto un "omicidio politico".
L’epilogo, se epilogo si può chiamare, è stato comunque molto amaro, per il Cavaliere, ma soprattutto per il Paese, dimostratosi ancora una volta diviso in fazioni rivali, incapace di superare le divisioni, tarato nel suo Dna da patologie inguaribili. Ne vedremo ancora, di coorti in campo!
Berlusconi è duro da ammazzare e di certo non ha alcuna intenzione di rinunciare alla sua "battaglia politica", anche stando fuori da Palazzo Madama. "Non disperiamoci se il leader del centrodestra non è più senatore, anche da non parlamentare si può continuare a combattere per la nostra libertà": così ha incalzato il suo popolo durante l’intervento tenuto ieri alla manifestazione di Forza Italia a via del Plebiscito, portando in maniera esplicita gli esempi di Beppe Grillo e Matteo Renzi, capipartito non parlamentari.
L’uomo di Arcore resta pronto ad un altro giro di carte, e con Forza Italia all’opposizione non ha più addosso il peso di un esecutivo che non piace: l’ex premier lascerà che Angelino Alfano con i suoi ministri viva questa esperienza di governo per quel tempo – breve, comunque – che rimane, mentre lui farà campagna elettorale in stile Grillo, da grillino di destra, anti euro, anti Europa, contro i costi della politica, per la riduzione del numero dei parlamentari, per l’eliminazione del bicameralismo perfetto, per la possibilità di elezione diretta del capo dello Stato. Riforme, insomma, fra cui dovrà esserci anche quella della giustizia: su questo – come probabilmente su tante altre cose -, il Berlusca avrà il sostegno anche del Nuovo centrodestra che, come affermato da Alfano ieri in conferenza stampa, lavorerà per una seria riforma in questo senso. Ma lo farà davvero? E soprattutto, ci sarà il tempo necessario in questa legislatura per portare a termine tale obiettivo? La missione è davvero difficile.
Intanto, Silvio resta in campo. No, non basterà questo colpo di mano a cancellare il nome di Silvio Berlusconi dalla politica italiana. Quando sento e leggo, anche da parte di opinionisti e osservatori, che ormai Berlusconi "è finito", beh, non posso fare a meno di sorridere: la leadership di mister B è sempre forte, il suo popolo lo adora, i suoi uomini sono con lui. Con Forza Italia è pronto a mostrare i muscoli ancora una volta. Del resto, è visibile a tutti come l’uomo sia già in campagna elettorale, i toni sono quelli. Il Cavaliere, l’uomo più ricco e più potente d’Italia, non rinuncia a portare avanti fino in fondo la propria missione, a favore della democrazia e della libertà. Il leader del centrodestra è ancora lui: contro questo governo – ormai di centrosinistra – lancerà colpi pesanti. Fidatevi: le elezioni sono più vicine.
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