Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all’estero alla Farnesina, durante l’audizione in Commissione Affari esteri della Camera, nell’ambito dell’esame in sede referente dei progetti di legge in materia di riforma della disciplina dei Comitati degli italiani all’estero, ha detto: “La situazione degli italiani all’estero dal 2003, anno in cui vennero istituiti i Comites, è cambiata, se non altro in termini numerici. Nel 2003 gli italiani all’estero erano meno della metà degli attuali sei milioni e 400mila. Quindi un aggiornamento, un adeguamento della normativa relativa agli italiani all’estero è obiettivamente necessario, senza stravolgere per questo il ruolo dei Comites e le esperienze positive di questi anni”.
Secondo Vignali “c’è stata una grande partecipazione nella presentazione delle liste per le prossime elezioni Comites. Ne sono state presentate 270, di queste 245 sono state ammesse e 25 no. Significa il 55% in più rispetto al 2015, quando ne furono ammesse 157. Questo vuol dire che c’è voglia di partecipare, di mettersi in gioco, nonostante il periodo pandemico”.
E’ anche vero, tuttavia, che in occasione di queste elezioni, come mai prima, è stato facilissimo presentare una lista: dimezzato il numero di firme necessarie per la presentazione della stessa, firme tra l’altro che non era necessario autenticare. Quelli bravi, come si dice, una lista se la sono fatta in casa.
La vera cartina di tornasole sarà il dato della partecipazione dei connazionali al voto. Vignali appare ottimista, anche perché – sottolinea – “la nostra campagna informativa è partita con grande anticipo rispetto al passato, già ad aprile abbiamo cominciato a diffondere video sul ruolo dei Comites e notizie. Un elemento di novità è stato l’invio massivo, da parte degli uffici consolari delle ambasciate, di mail a tutti gli indirizzi disponibili. I Comites ci hanno aiutato in questo”.
A proposito del futuro dei Comitati e di una riforma a detta di tutti non più procrastinabile, Vignali ha chiarito: “Un tema delicato, che sarà la politica a dover decidere, è quello della soglia minima di italiani iscritti all’Aire per poter eleggere un Comites. Attualmente è di 3mila cittadini. Con l’aumento consistente e continuo delle nostre collettività all’estero, questo porterà al proliferare dei Comites. Quest’anno ne abbiamo avuti 16 in più, anche in aree dove non ci si aspetta un Comitato. Forse si potrebbe pensare a elevare la soglia a 10mila connazionali. Un numero minore di Comites ma più strutturati”.
Sarebbe interessante sapere che ne pensano quelle comunità italiane che oggi, pur avendo un Comites, non arrivano a contare 10mila iscritti AIRE e che quindi, seguendo la proposta del funzionario del ministero degli Esteri, perderebbero il proprio Comitato.
Per Vignali, inoltre, un “tema molto importante, in prospettiva, è quello del voto elettronico. Quest’anno per la prima volta avvieremo una sperimentazione del voto elettronico in nove sedi all’estero. Non abbiamo ancora gli esiti di questa sperimentazione, però sicuramente il voto elettronico potrebbe rappresentare una modalità importante per il futuro. Importante perché le distanze all’estero, soprattutto in alcune aree geografiche, sono molto importanti. Il voto elettronico semplifica in questo senso, soprattutto perché c’è un aspetto di semplicità organizzativa e di diminuzione dei costi. Può favorire una più ampia partecipazione nell’elezione dei Comites”.