Ricardo Merlo, presidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, ha aperto la conferenza stampa tenutasi mercoledì 19 novembre presso la Camera dei Deputati, durante la quale è stata presentata la proposta di legge targata MAIE che punta a modificare il cosiddetto decreto della vergogna fortemente voluto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Insieme al Sen. Mario Borghese e all’On. Franco Tirelli, Merlo ha esposto le buone ragioni della proposta di modifica.
“La riforma della cittadinanza approvata con una inspiegabile procedura di urgenza a maggio scorso determina una tempesta perfetta”, ha dichiarato il presidente del MAIE, per poi proseguire: “L’Italia respinge le persone di origine e sangue italiano, in un contesto demografico che anticipa un futuro dove noi italiani saremo solo nei libri di storia”.
Secondo l’ex Sottosegretario agli Esteri il decreto Tajani “limita drasticamente il riconoscimento della cittadinanza all’estero, producendo discriminazioni inaccettabili persino all’interno di una stessa famiglia, dove due fratelli, nati dagli stessi genitori, possono non essere entrambi riconosciuti italiani. Impedisce, inoltre, a chi ha un’altra cittadinanza di poter chiedere anche quella italiana. Insomma, uno stop alla doppia cittadinanza che è una novità inserita nel nostro ordinamento davvero insostenibile”.

“C’è poi un’altra questione non di poca portata – hanno spiegato i tre esponenti MAIE in conferenza stampa -: chi ha ideato la riforma non ha tenuto nella giusta considerazione che l’Italia è tra le nazioni al mondo con una crisi demografica molto preoccupante. Secondo stime attendibili, nel 2080 gli italiani che vivono in patria saranno appena 45 milioni e via via fra 300 anni si arriverà a 20 milioni. Sono dati drammatici, avremo in Italia probabilmente una società multietnica con pochi italiani”.
“Da qui la nostra determinazione – hanno spiegato – di presentare una proposta di legge in Parlamento, primo firmatario Franco Tirelli alla Camera e Mario Alejandro Borghese al Senato. Una proposta equilibrata, aperta al contributo di tutte le forze politiche. In essa si prevede, nel rispetto del principio dello ius sanguinis e nel quadro dei valori costituzionali di uguaglianza, di non retroattività e coesione nazionale, di ripristinare il diritto di acquisizione della cittadinanza italiana per discendenza, garantendo nel contempo un effettivo legame linguistico e culturale con il nostro paese. Vengono inclusi i pronipoti e discendenti ulteriori di cittadini italiani a condizione che dimostrino una adeguata conoscenza della lingua italiana (livello B1 del Quadro comune europeo)”.
“Non nascondiamo – hanno concluso i tre esponenti del MAIE – che una riforma della cittadinanza a distanza di 33 anni dalla legge del ’92 servisse, ma quella approvata è devastante. Va assolutamente rivista”.

PROPOSTA DI LEGGE
Modifica alla legge 5 febbraio 1992, n. 91 e successive modificazioni, acquisizione della cittadinanza italiana per discendenza.
Art. 1 – Riconoscimento della cittadinanza ai discendenti di cittadini italiani
- Tutti i figli e i nipoti di cittadini italiani possono acquisire la cittadinanza italiana mediante domanda corredata dalla documentazione che attesti la linea di discendenza.
Sono inclusi tra i soggetti aventi diritto i figli, i nipoti in modo diretto e automatico
- Ai fini del presente articolo, il diritto alla cittadinanza non è condizionato alla nascita o alla residenza in Italia di alcuno degli ascendenti.
Art. 2 – Acquisizione della cittadinanza per discendenti ulteriori
I richiedenti che non abbiano residenza in Italia e appartengano alla terza generazione o successive devono dimostrare la conoscenza della lingua e cultura italiana almeno a livello B1 del Quadro comune europeo di riferimento pari alla legge di aquisizione della cittadinanza per matrimoni vigente ad oggi.































