Un secco no arriva dai fotografi del Parlamento, dopo che nei giorni scorsi era stato impedito loro di fotografare i "pizzini" o i deputati mentre non svolgevano il lavoro parlamentare. Non accettano ‘il bavaglio’, i fotoreporter.
Dopo la delibera di mercoledi’ scorso con cui l’Ufficio di presidenza di Montecitorio decideva una ‘stretta’ sulle riprese, ora si cerca una mediazione con l’appoggio di Fnsi, Ordine dei giornalisti e Associazione stampa parlamentare.
Il ‘nodo’ e’ quello dei contenuti del Codice di autoregolamentazione di cui i fotoreporter dovranno dotarsi per il rispetto della privacy dei parlamentari. La delibera anti-zoom sarebbe dovuta entrare oggi in vigore. I fotografi pero’ non sono saliti in tribuna stampa aspettando la svolta che potrebbe esserci grazie all’intervento di Gianfranco Fini.
In un incontro nel pomeriggio con il presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino, quello dell’Fnsi, Roberto Natale e dell’Asp, Pierluca Terzulli il presidente della Camera si e’ impegnato a far annullare quella delibera (ovviamente dopo aver sentito gli altri membri dell’Ufficio di presidenza da lui guidato). A Fini e’ stata presentata una nuova proposta di Codice di autoregolamentazione in cui i fotografi, che dovranno costituirsi in Associazione parlamentare tipo Asp, mantengono l’impegno "a non diffondere fotografie e riprese visive atte a rilevare comunicazioni telefoniche e telematiche" di deputati e membri del governo in aula. Ma Fini ha chiesto un’integrazione: ossia inserire anche l’impegno a non diffondere le "comunicazioni epistolari", tipo l’ultimo eclatante caso del bigliettino inviato in aula da Enrico Letta (Pd) al premier Mario Monti il giorno della fiducia ("Mi metto a disposizione" sul caso sottosegretari). I fotografi hanno comunque dei dubbi sul divieto di ripresa dei ‘pizzini’. La loro posizione e’: "Se il contenuto e’ rilevante va diffuso, e’ diritto di cronaca". Quindi sarebbero contrari a quel divieto sullo zoom per le "comunicazioni epistolari".
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