Il Gruppo FAI “Ponte tra Culture” di Como ha ospitato Salvatore Attanasio, padre di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano ucciso in Congo nel 2021 durante un attentato, per condividere la testimonianza di un figlio che aveva fatto della pace la sua missione di vita.
“Luca era un ragazzo normale, come i vostri figli o nipoti — racconta Salvatore Attanasio a La Provincia di Como —. Non un genio, né un eroe. Voleva semplicemente fare qualcosa di importante per il suo Paese, e nella carriera diplomatica aveva visto la strada giusta per riuscirci.”
Tutto iniziò con un dépliant dell’ISPI, che lo spinse a intraprendere gli studi per entrare tra i quaranta diplomatici selezionati dalla Farnesina. Tra il consolato “green” di Casablanca e l’incarico di viceambasciatore in Nigeria, Luca conobbe la moglie Zakia e insieme ebbero tre figlie. “Non parlava mai di poveri — aggiunge il padre —, ma di persone meno fortunate. Sapeva di essere un privilegiato e per questo si metteva al servizio degli altri.”
Il 22 febbraio 2021 resta il giorno più drammatico. Quella mattina Luca si trovava in missione con il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU, diretto a Rutshuru con due jeep, insieme all’autista del PAM e al carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci. A circa 25 chilometri dalla meta, il convoglio venne bloccato da un gruppo armato. I terroristi ordinarono di scendere e aprirono il fuoco. Luca fu trasportato in ospedale, ma non sopravvisse.
“A quasi cinque anni da quel giorno restano troppe incongruenze — spiega Salvatore Attanasio —. Continuiamo a chiedere verità e giustizia per Luca.” Sul bavero porta una spilla blu con la scritta Verità per Luca Attanasio, simbolo di una battaglia che non si è mai fermata.
Il caso resta un fascicolo aperto: cinque condanne all’ergastolo in Congo, due funzionari delle Nazioni Unite coperti dall’immunità e nessuna chiarezza sui mandanti. “Cerchiamo ancora i responsabili e i motivi di quell’agguato — aggiunge il padre —. A Roma ci sono state otto udienze preliminari, ma il processo è stato archiviato per difetto di giudizio.”
Le associazioni Amici di Luca Attanasio e Mama Sofia continuano oggi a portare avanti i valori e il messaggio di solidarietà che hanno guidato la vita del giovane diplomatico.






























