I calabresi e le tante patrie, gli italiani che si scoprono tali oltre oceano e si riconoscono nella musica, nella danza, nella religiosità. Questo il tema al centro del convegno organizzato da Ibimus, a Tropea, in collaborazione con il Mic, la Società Italiana di Musicologia, l’Istituto per lo studio della Musica Latino Americana, il Conservatorio Torrefranca ed il Comune vibonese.
“I calabresi sono il numero maggiore di immigrati in Argentina, esiste un forte associazionismo, un percorso di ‘appaesamento’, la costruzione di una casa lontana da casa. La comunità più nutrita si trova in provincia di Buenos Aires. Alla Festa della Madonna del Pettoruto partecipano oltre cinquemila persone, molti sono giovani, i quali percepiscono il dovere della memoria. E anche se nella quotidianità non praticano le associazioni, non mancano comunque mai alle feste” le parole al Quotidiano del Sud di Grazia Tuzi dell’Università La Sapienza di Roma che ha parlato di questa festa religiosa.
“Spesso quella degli emigrati è una Calabria immaginata, ci sono persone che non tornano dagli anni ’60 e altre che tornando si sentono completamente spaesati. Anche le nuove generazioni alimentano un pensiero di Calabria immaginata, frutto di tanti racconti” aggiunge. “Gli immigrati si muovono culturalmente in uno spazio fisico, feste, sedi, radio; uno metafisico, i ricordi delle persone; e infine, oggi ne esiste anche uno virtuale: i social”.