“All’origine di una delle banche più grandi del mondo, la Bank of America, c’è un italiano, Amadeo Peter Giannini (1870- 1949), figlio di emigranti genovesi in California”. Lo ricorda l’economista Luigino Bruni sull’Osservatore Romano.
“Giannini iniziò la sua attività come banchiere nel 1904, con la Bank of Italy di San Francisco, dando credito agli esclusi: gli emigrati italiani. I primi depositi ammontarono a poco più di 8.000 dollari. Incluse gli esclusi, e crebbero insieme, banca e povera gente. Dopo due anni il devastante terremoto di San Francisco fu il moltiplicatore della sua impresa.
Iniziò a prestare non solo agli italiani, ma a chiunque volesse ricostruire casa, affari e sogni. Prestava sulla fiducia, sul credere, a credenza (come si diceva negli antichi Monti frumentari) a chi non aveva più nulla, e riportò il credito alla sua radice antica di fede – è ancora impressionante leggere in Grecia sopra le banche: Pistis, la parola che il Vangelo usa per “fede”.
Prestava senza avere depositi a garanzia, mostrando nei fatti quanto i grandi economisti suoi contemporanei, da Wicksell a Shumpeter, insegnavano nelle università.
‘Gli impieghi precedono i depositi’, dicevano, sfidando il senso comune e la vecchia teoria della banca salvadanaio, secondo la quale non puoi prestare se prima non hai denaro nella cassa.
Giannini invece creava moneta, prestando, come faranno le banche centrali, perché la moneta nasce dalla fiducia reciproca, perché la vera currency non è il denaro ma quel ‘trust’ che c’è scritto sopra il bigliettone verde.
La Bank of Italy qualche decennio dopo divenne Bank of America, e poi il colosso finanziario che conosciamo, che forse non ricorda sempre quel credito-credere-fede da cui proviene, non ricorda quella grande povertà che divenne grande ricchezza”.






























