Un viaggio negli Stati Uniti: New York, Miami, Los Angeles, Washington. Una vacanza che spesso è da sogno e che può offrire davvero di tutto, dalla grande città, alle spiagge, dalle montagne ai parchi naturali e a quelli di Walt Disney. OppurE un bel ‘on-the-road’, su quelle strade che si vedono nei film. Negli States c’è solo l’imbarazzo della scelta e gli italiani, da sempre, hanno guardato oltre oceano con una gran voglia di andarci. Ma adesso diventa sempre più difficile e non è il solito modo di dire per rimarcare una crisi economica sempre più evidente. I tagli – e le vacanze, i viaggi, sono i primi a esserne colpiti – ci sono, confermati dalle cifre rese note recentemente dall’U.S. Department of Commerce’s International Trade Administration. Sì, perchè di fronte a una crescita per quello che riguarda gli arrivi stranieri sul suolo americano (+6,2%) c’è una netta contrazione targata Italia. Nel 2012, nei primi dieci mesi dell’anno, si è infatti registrato un identico 6,2%, ma con segno negativo, negli arrivi degli italiani, vacanze brevi o lunghe, viaggi lampo, non importa, perchè di fianco al nome ‘Italy’ si è dovuto scrivere un numero in rosso. Fino al 31 ottobre dell’anno scorso infatti sul suolo USA sono sbarcati 702.251 connazionali, appunto il 6,2% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il totale del 2011 era arrivato a 891.571; arrivi che, sempre guardando i dodici mesi precedenti, avevano rappresentato un +6,4%.
Quando è cominciata la crisi? Nel dicembre 2011 che aveva chiuso con un pesante – 10,8% a fronte di un segno positivo registrato in tutti gli undici mesi precedenti. Una tendenza, quella dei numeri negativi, che è continuata per tutto il 2012, con solo un paio di eccezioni, febbraio e aprile mesi, rispettivamente, con +7,5% e +1,2%. Purtroppo solo due casi isolati e la conferma si è avuta in agosto, il mese delle vacanze per eccellenza, per gli italiani, che ha fatto registrare un pesantissimo – 13,1%. Infatti se nell’agosto 2011 ben 157.447 italiani avevano deciso di volare negli States, un anno dopo sono stati solo 136.761, oltre 20.000 in meno. E anche se un po’ tutta l’Europa ha fatto registrare segni meno nel 2012 rispetto all’anno precedente, con solo un paio di eccezioni, la Germania (+3,2%) e la Svizzera (+0,3%), l’Italia però è stata la nazione che ha fatto registrare la contrazione più pesante dopo la Spagna (-13,6%), mentre gli altri Paesi presi in considerazione hanno fatto registrare cali minimi, dall’Olanda (-1,1%) alla Svezia (-0,7%), poi un po’ più elevato per la Francia (- 3,2%) e -1,9% per la Gran Bretagna, numeri che messi assieme danno un’idea della crisi economica che sta attraversando tutta l’Europa.
L’Italia nella classifica degli arrivi negli States, attualmente occupa l’11esima posizione, preceduta, sempre per quello che riguarda il Vecchio Continente, da Gran Bretagna, Germania e Francia. Ma nonostante il calo, quasi generalizzato, fatto registrare dai turisti provenienti dall’Europa, gli Stati Uniti continuano a far registrare nuovi record per quello che riguarda gli arrivi di stranieri. Cambiano le mappe dei poteri economici, la ricchezza si sposta e se ne ha una conferma anche nell’ambito del turismo. Se il Canada continua a essere la prima fonte di turismo per gli Stati Uniti, anche per una questione di vicinanza, nei primi dieci mesi dell’anno scorso sono stati 19,5 milioni i canadesi arrivati in USA, con un +5,9%, davanti a messicani, quasi 11,5 milioni, e britannici, 3,2 milioni, la nazione che, tra le top 20 in graduatoria, ha fatto registrare il maggior incremento è stata la Cina con un +37,3%, seguita da Venezuela (+20,8%) e Argentina (+19,5%). I cinesi stanno diventando più ricchi, hanno meno restrizioni, e allora eccoli sbarcare negli USA per turismo, business, investimenti e tutto il resto: 1.289.632 nei primi dieci mesi del 2012, vale a dire quasi 130.000 al mese, una nuova ‘invasione’ che ha portato la Cina a diventare il settimo paese più importante per gli States per quello che riguarda il turismo in entrata, dopo Canada, Messico, Gran Bretagna, Giappone, Germania e Brasile e davanti a Francia, Corea del Sud e Australia, con l’Italia fuori dalle top ten e insidiata dall’India.
































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