Piaccia o non piaccia (a me non piace) il nuovo sistema elettorale – detto “Italicum” – è entrato in vigore e determinerà quindi il futuro della politica italiana. L’aver scelto un sistema dove per vincere si debba presentare un “listone” che di fatto raccoglierà diverse anime per poter andare almeno al ballottaggio e poi conquistare il premio di maggioranza per governare impone di adottare strategie diverse rispetto al passato “proporzionale” per chi vuol tornare davvero alla guida del Paese.
Paradossalmente il nuovo sistema elettorale può dare speranze maggiori di vincere proprio al centrodestra se saprà e vorrà coglierle. C’è però subito da fare una scelta di fondo: si vogliono far sopravvivere partitini che saranno accontentati con un pugno di seggi pilotati e pre-determinati (più o meno 10 seggi prendendo il 3% dei voti, una manna e garanzia per i rispettivi leader nazionali) o si vuole invece costruire una alternativa ampia, credibile e che per vincere sappia raccogliere davvero tutte le diverse “anime” del centrodestra?
Se si vuol vivere di piccola rendita (e qualcuno/a può esserne tentato) la scelta sarà di sopravvivenza anche personale, ma se si vuole avere il coraggio di crescere il campo è sterminato ma servono regole e strategie o la maionese presto impazzirà.
Deciso (come, da chi, quando?) se si voglia o meno l’alleanza generale, per tagliare i ponti con il passato e presentarsi in modo credibile e rinnovato occorrono idee e innanzitutto metodi seri per scegliere dirigenti e candidati a tutti i livelli. La gente vuole identificarsi sempre più con una persona scelta e non imposta dall’altro prima di esprimere la propria fiducia. Chiamatele “elezioni primarie” o come volete, certo è fondamentale che chi comanda sia stato legittimato da chi dovrà rappresentare.
Buona quindi l’idea di Berlusconi di un partito “Repubblicano” che inglobi tutti o quasi tutti, ma se vuole dirigerlo lui deve conquistarsene il diritto e non auto-imporlo agli altri, così come dovrà farlo Salvini, Fitto o Meloni o chiunque altro apparirà all’orizzonte.
L’avventura di Renzi conferma che solo coinvolgendo la base si vince e si batte la “nomenklatura” il che – mi sia permesso ricordarlo – è esattamente quello che sostenevo e sostengo da anni, grillo parlante inascoltato forse perché strillo fuori dal coro.
Rispetto a qualche anno fa tutto sarà ancora più difficile perché le sconfitte si accumulano (temo anche alle regionali di fine mese, tra liti, contrapposizioni e spaccature) e le nuove regole hanno cancellato il finanziamento pubblico, per cui sarà anche sempre più difficile finanziarsi, ma (e questo è un gran bene) la politica deve comunque tornare a esser “light” e frizzante: non servono più certe strutture costose come quelle dei partiti storici, ma contatti immediati e coinvolgenti. Finiremo in campagne elettorali dove spenderanno i candidati con i loro comitati e non i partiti, come avviene negli USA? Può darsi, ma certo non basteranno i soldi perchè vinceranno sempre e solo i candidati credibili.
*già deputato PdL, ex sindaco di Verbania
































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