Ancora immagini di decine di corpi senza vita allineati per terra, ancora una voce fuori campo che saluta "i martiri" e aggiunge l’invocazione "Allah Akbar", Dio e’ grande. Sono i video che gli attivisti dell’opposizione hanno diffuso oggi del massacro di Tremseh, nella provincia di Hama, avvenuto ieri. Una strage efferata, a colpi di armi pesanti, e non solo. La missione delle Nazioni Unite ha "osservato operazioni militari ancora in corso" anche nella giornata di oggi. E l’inviato speciale dell’Onu Kofi Annan accusa: a Tremseh "l’esercito ha utilizzato armi pesanti, come artiglieria, carri armati ed elicotteri, in violazione degli impegni presi con il piano di pace". I bombardamenti "sono durati diverse ore" e i caschi blu hanno visto "i missili lanciati sulla citta’ dagli elicotteri", emerge da un rapporto interno della missione. E’ ora, ha tuonato Annan, che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu mandi al presidente Bashar al Assad un segnale che vi saranno "conseguenze".
Alcune fonti dell’opposizione hanno parlato di oltre 200 morti. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) afferma che le vittime sono circa 150, tra le quali "decine di ribelli" che erano asserragliati nel villaggio sunnita di un migliaio di anime, bombardato per ore dalle forze governative prima dell’assalto finale. Diversi testimoni citati dai media internazionali affermano che quando i soldati sono entrati nel villaggio erano accompagnati dai miliziani fedeli al regime Shabiha, che hanno ucciso, anche a colpi di coltello, civili che si erano rintanati nelle loro case o che cercavano di fuggire per i campi. Quasi una replica del massacro di Hula, il 25 maggio, quando furono uccisi 108 civili, tra cui molti bambini.
L’agenzia governativa Sana, parlando di "oltre 50 civili uccisi", addossa la responsabilita’ a gruppi di "terroristi". I militari siriani sono entrati a Tremseh "dopo una richiesta dei residenti", ha affermato la tv di Stato, e negli scontri, "sono stati uccisi tre soldati". L’esercito, ha aggiunto, ha inflitto "forti perdite ai terroristi", e non tra i civili.
I Comitati locali di coordinamento dell’opposizione affermano che oggi almeno 66 persone, tra le quali molti civili, sono morte in scontri tra forze di Damasco e ribelli, in bombardamenti governativi e nella repressione di manifestazioni di protesta. Come ogni venerdi’, i raduni di oggi erano stati indetti con un tema, e questa volta a farne le spese e’ stato l’inviato dell’Onu, giudicato incapace di fermare la violenza: ‘Ritirate Annan, servo di Assad e dell’Iran’. E i Fratelli musulmani, il movimento sunnita che controlla il Cns, ha chiamato in causa per il massacro di Tremseh, oltre al "mostro Assad’, anche "Kofi Annan, i russi e gli iraniani".
Secondo i Comitati almeno sette persone sono state uccise nel campo palestinese di Yarmuk a Damasco, dove le forze di sicurezza sono intervenute per fermare una manifestazione e sono poi state affrontate da elementi dell’Esercito libero siriano (Els) giunti sul posto. A Damasco, riferisce la Sana, una bomba piazzata su un’automobile e’ scoppiata nel quartiere di al Mazzeh senza provocare vittime. Secondo l’Ondus l’esplosione e’ avvenuta vicino all’ambasciata iraniana.
Annan sara’ che il 16 luglio a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Ma mentre gli Usa hanno condannato le "atrocita’" del regime e il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha sottolineato la necessita’ di una missione Onu "piú incisiva e muscolare", Mosca, pur condannando "il massacro di Tremseh", ha sottolineato che l’avvio di qualsiasi operazione di peacekeeping in Siria e’ fuori discussione senza il preventivo consenso del regime.
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