‘Back to the future’: cosi’ la blogosfera, trincea dell’opposizione, ha bollato l’ultima riforma di Putin, che oggi ha sottoposto oggi alla Duma, il ramo basso del parlamento, un progetto di legge elettorale apparentemente piu’ liberale, che prevede l’abbassamento dello sbarramento dal 7% al 5% e il ritorno al sistema misto proporzionale-maggioritario, senza obbligo di firme per i candidati dei partiti. Un sistema in vigore negli anni Novanta ma abolito nel 2003. Come del resto l’elezione diretta dei governatori, reintrodotta lo scorso anno dopo che Putin l’aveva cancellata nel 2004 per costruire la sua verticale del potere. Ma nel suo odierno progetto di legge, contrariamente a quanto ipotizzato nel suo discorso alla nazione tre mesi fa, il leader del Cremlino vieta i blocchi elettorali: un punto questo gia’ contestato non solo dall’opposizione extraparlamentare, scesa in piazza contro Putin, ma anche dai comunisti e dal partito di centro sinistra Russia Giusta. Critico anche l’ultimo leader dell’Urss, Mikhail Gorbaciov.
Con il sistema misto, il 50% dei 450 deputati verra’ eletto su base proporzionale (che ora copre il 100% dei seggi), l’altra meta’ nei collegi uninominali, dove potranno presentarsi anche candidati indipendenti, che pero’ dovranno raccogliere lo 0,5% delle firme degli aventi diritto nella zona. Non sara’ possibile il voto ‘contro tutti’, esistente sino al 2006. Il progetto prevede inoltre che partiti e candidati non possano sottrarsi ai dibattiti tv: nel caso perderebbero una parte dello spazio televisivo concesso gratuitamente. Aumentato invece il tetto di fondi che ciascun partito puo’ spendere in campagna elettorale: dagli attuali 400 milioni di rubli (quasi 10 mln di euro) a 700 milioni di rubli (17,5 mln).
Sulla carta, come riconosce anche l’opposizione, la riforma appare d’ispirazione liberale, tant’e’ che un sistema analogo funzionava gia’ nei piu’ democratici anni Novanta: la partecipazione al voto di partiti piccoli (51 quelli gia’ registrati) e candidati indipendenti dovrebbe essere in teoria piu’ facile, ma secondo molti osservatori il divieto di creare coalizioni – sostenuto dai ‘falchi’ del Cremlino – e lo schiacciante potere economico-amministrativo del partito al potere consentiranno a Putin e al suo Russia Unita di mantenere il monopolio della Duma. In particolare i collegi uninominali gli permetteranno una operazione di ‘cosmesi’, proponendo candidati noti e apparentemente indipendenti, salvando cosi’ un partito in declino, visto come una casta di burocrati e affaristi, se non di ‘ladri e truffatori’ come l’ha bollato con successo il blogger anti-Putin Alexiei Navalni.
































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