Matteo Salvini tira dritto. Il leader della Lega non è affatto convinto dalla candidatura di Guido Bertolaso e non lo manda a dire. "A me non lo ordina il medico di appoggiare uno che dice certe cose sui Rom", sottolinea il Matteo Lombardo. L’ex capo della Protezione civile commenta non esita a ricordare i complimenti che ricevette dal leader leghista: "Gli dissi che mi lusingava il suo appoggio anche se politicamente possiamo avere idee diverse – ricorda l’ex sottosegretario – e lui mi rispose di voler puntare su di me" per la vittoria. Ma questo riguarda il passato.
Oggi Salvini non guarda in faccia nessuno: “Prima voglio sentire i romani”, afferma. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, si dice “disorientata”. Lei, che invece sostiene a pieno la candidatura di Bertolaso, commenta: “Non capisco perche’ a Roma si stia perdendo tempo, mentre in altre citta’ non e’ lo stesso". "Ho proposto piu’ volte di fare le primarie di coalizione – ricorda l’ex ministro -, cosi’ forse oggi avremmo definito o staremmo per definire tutti i nostri candidati alle Comunali".
Intanto la Lega a Roma sta organizzando per questo fine settimana dei gazebo nei quali i cittadini potranno esprimere la propria opinione sulle candidature proposte. La convinzione dei leghisti infatti e’ che saranno proprio i cittadini a bocciare Bertolaso percepito, secondo i lumbard, come un nome legato al passato ed incapace di incarnare il cambiamento di cui ha bisogno il Campidoglio.
Bertolaso in queste ore è alle prese con un altro nodo da sciogliere. I cittadini dell’Aquila sono arrabbiatissimi con lui. Non hanno gradito per nulla il passaggio dedicato al capoluogo abruzzese: "Non me ne vogliano i cittadini dell’Aquila, ma Roma è una città terremotata". Alcune associazioni hanno reagito con forza:"Ma non ti vergogni neanche un po’?", gli chiedono in una lettera. Pronta la replica del diretto interessato: "Non solo non mi vergogno, ma sono orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto all’Aquila". Pare tuttavia che Bertolaso ce la stia mettendo tutta per bruciare il proprio stesso nome.
































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