Il nostro premier, Matteo Renzi, certo pressato da opinioni e sondaggi sfavorevoli da mesi, passa da una rete televisiva all’altra insistendo a spiegare la bontà della riforma costituzionale e la necessità di votare Sì al prossimo referendum, per non perdere il treno del cambiamento: cerca di incontrare i più diversi settori della società e del mondo economico; si costringe da segretario Pd a ripetere fino allo sfinimento le stesse cose in Direzione a una minoranza ostile e prevenuta che non lo ha mai digerito; combatte da solo contro un esercito di mercenari venduti al proprio ego e insensibili al bene comune.
Tutta questa sua fatica, che gran parte dei media si affanna a classificare come autoreferenziale e che invece mi ricorda la fatica di Sisifo, deve far capire ai cittadini più attenti e consapevoli quanto poco ci sia nella battaglia referendaria di pertinente al quesito e quanto l’oggetto del contendere sia piuttosto la caduta di Renzi.
Riusciranno i nostri eroi, i cittadini italiani martellati per il No da abili imbonitori, a non farsi manipolare da chi vuole in realtà sostituirsi a Renzi, fregandosene di far pagare poi lo scotto a tutto il Paese?
Se vincesse il No l’Europa ci toglierebbe quella fiducia faticosamente riconquistata dopo il disastro berlusconiano. Non potremmo contare sulla flessibilità indispensabile per i nostri conti. Ne seguirebbe un lungo periodo di instabilità difficilmente superabile in una situazione partitica tripolare. Addio al rinnovo dei contratti, agli stanziamenti per sisma e immigrazione, alla ripartenza tanto agognata della nostra economia. Altro che Brexit!
Noi non siamo la Gran Bretagna, il nostro debito non ci consente alcuna autonomia, le nostre risorse patrimoniali sono legate soprattutto alla bellezza del territorio e alla nostra versatilità; ma anche il made in Italy ha bisogno di contratti e di investitori… che scapperebbero a gambe levate da un Paese nel caos. Meditate gente meditate! E sappiate che in un mondo globale altamente competitivo stare fermi significa indietreggiare.
Votiamo Sì al cambiamento di istituzioni vecchie e superate dai tempi. E a chi mistifica con l’alibi della legge elettorale, rispondiamo che per quella si può sempre trovare il tempo; ma il treno della riforma passa solo in quel giorno: il 4 dicembre. E non passerà più per almeno dieci anni.
































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