Il gruppo Prada ha pagato tutte le imposte dovute in base ad un atto volontario, non sono in corso ulteriori verifiche, anche se le norme prevedono l’obbligo di comunicazione all’autorita’ giudiziaria. E’ quanto in sintesi ha spiegato il direttore centrale dell’accertamento dell’Agenzia delle Entrate Salvatore Lampone a proposito dell’inchiesta della Procura di Milano nei confronti della casa di moda avviata, come del resto molte altre aperte dal dipartimento che si occupa dei reati economico-finanziari, proprio in seguito alla segnalazione dell’ente preposto al controllo degli obblighi fiscali. Nell’indagine sarebbero indagati Miuccia Prada, il marito Patrizio Bertelli e due manager per una presunta infedele dichiarazione dei redditi.
”Le procedure di accertamento relative ai soci di controllo del gruppo Prada – ha affermato Lampone – iniziate a seguito di una voluntary disclosure attivata dagli stessi azionisti di controllo del gruppo, si sono positivamente concluse con il pagamento di tutti i debiti tributari, compresi sanzioni e interessi, e non vi sono altre verifiche fiscali in corso da parte dell’Agenzia”. Nonostante questo, ha precisato il responsabile degli Accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, ”la comunicazione all’Autorita’ Giudiziaria competente e’ un atto dovuto in base alla normativa vigente”. In pratica, in questo modo si attiva automaticamente una indagine penale parallela, anche se e’ stato il contribuente ad autodenunciare e a pagare tutto il dovuto.
L’inchiesta, cosi’ come contestato dall’Agenzia, riguarderebbe una presunta esterovestizione di Prada Holding, la societa’ che fino a poche settimane fa aveva sede legale ad Amsterdam. La somma contestata, e che sarebbe stata ‘nascosta’ al fisco italiano riguarda dieci anni di bilanci ed e’ di 470 milioni e poco prima di Natale ‘restituiti. La casa di moda milanese, secondo l’ipotesi, trasferendo in Olanda e in Lussemburgo le principali sedi si sarebbe garantita una fiscalita’ piu’ favorevole pur continuando a mantenere in Italia il cuore operativo. Per i legali del gruppo, Stefano Simontacchi e Guido Alleva, l’apertura di un fascicolo in Procura e’ un passaggio scontato, anche se a loro non risulta alcuna iscrizione nel registro degli indagati. Inoltre, i due avvocati hanno osservato come il ritorno delle sedi in Italia comporti, in base alla nuova legge che sta per entrare in vigore, la depenalizzazione del reato.































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