I ministri del Pdl sono impegnati in una titanica prova di tenuta politica. Devono dimostrare di essere in piena sintonia con il programma del partito e soprattutto con i propri elettori. ‘E’ all’esterno, tra i cittadini, che si conquista la leadership. Ce lo ha insegnato Berlusconi – dice Quagliariello -, le battaglie non le ha mai fatte dentro il partito, il centrodestra e’ diventato maggioritario fuori’. Continuare a litigare tra colombe, falchi e lealisti e’ un’operazione a saldo zero. ‘Meglio due partiti che un litigio permanente’, arriva a dire Quagliariello, evocando cosi’ lo spettro della scissione se al comando del Pdl non ci sara’ il tandem Berlusconi-Alfano.
E di scissione parla pure Cicchitto, se passera’ l’idea dell’azzeramento, come vogliono Fitto e il suo battagliero esercito. ‘Lo dico a malincuore, meglio avere due partiti, uno moderato, l’altro movimentista, federati fra loro e con altri movimenti del centrodestra, che non un partito bloccato da una conflittualita’ cieca’.
Il fantasma della scissione quindi si aggira per le stanze del Popolo della liberta’. E’ un modo per drammatizzare lo scontro, ma e’ difficile che si arrivera’ a tanto. L’ipotesi e’ che i lealisti di Fitto traslochino, insieme a Santanche’, Verdini e Bondi in Forza Italia, tenendosi sul groppone gli 88 milioni di debito, mentre gli alfaniani rimangono sotto le insegne del Popolo della liberta’. Berlusconi sta cercando di evitare che cio’ avvenga, ma la sua forza di convinzione non e’ piu’ quella di una volta.
In un intervento sul Giornale, Quagliariello lancia le "condizioni per una nuova unità" e spiega: "Della posizione di Fitto condivido i presupposti: necessita’ di un ancoraggio ai contenuti, a una prospettiva, al rapporto con il paese; operosa solidarieta’ al presidente Berlusconi; fermezza assoluta nella battaglia contro l’uso politico della giustizia. A differenza di Raffaele, pero’, sono convinto che queste istanze abbiamo tanta piu’ forza quanto piu’ si avra’ la capacita’ di tenerle insieme, senza contrapporre giustizia e stabilita’, la difesa di Silvio Berlusconi e l’amore per quel popolo che lavora e che intraprende e che per questo, molto piu’ di altri segmenti della societa’, pagherebbe per una crisi senza sbocchi". Il governo, prosegue il ministro, "dovra’ andare avanti finche’ sara’ utile agli italiani: non un giorno in piu’, ma neppure uno di meno".
































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