A Napoli si dice: “Mò, s’è scucciato overamente!”. Tra problemi legati alla pedofilia, tra ordinazioni femminili, tra apertura ai gay, tra anticoncezionali, tra preti politicanti-sindacalisti, il nostro Grande Papa Ratzinger – proprio lui che ha iniziato il pontificato con la lotta al “relativismo storico” -, non ce l’ha fatta più ed ha ripreso alcuni vari collaboratori sparsi nel mondo, invitandoli, anzi, ordinando loro l’Obbedienza prevista dai vari ordinamenti sacerdotali.
Francamente, ho aspettato a commentare le posizioni politiche di alcuni alti prelati, proprio perché immaginavo che sarebbe giunta una “appropriata” risposta chiarificatrice da parte diretta del Santo Padre, visto che ormai questi Monsignori sono apertamente schierati politicamente e nelle loro omelie, o congressi, o conferenze, non parlando più di “evangelizzazione”, di “catechismo”, di “preghiere”, ma di “potere operaio” e della indispensabilità di un “nuovo soggetto politico” governante che abbia, ovviamente, un grosso riferimento nelle sponde vaticane. Non ho dovuto attendere troppo però, perché , fortunatamente il nostro “grande” Papa Ratzinger si è fatto sentire molto, ma molto chiaramente.
Antefatto: già nel 2009 ebbi la sensazione che questo Papa fosse, allora, solo all’inizio di una immensa opera universale, essendo un re-edificatore della Chiesa Cattolica che stava ri-codificando tramite i binari dalla filosofia teologica, la “Substantia rerum”. Egli ha perfino usato la “scientia”, cioè il ragionamento prettamente logico deduttivo per dimostrare la Trinità (…) seguendo il ragionamento della “teoria delle stringhe” che risolve l’annoso problema di trovare quella Legge Universale che riesca ad unificare tutte le leggi che governano le forze: dal più piccolo al più grande.
Papa Benedetto stava proponendo, in sintesi, una Chiesa concettuale-filosofica a fronte dell’impoverimento relativista causato, sicuramente, dai costanti contrasti internazionali, purtroppo sempre più a carattere religioso, ma anche dallo sviluppo esponenziale che ha assunto la conoscenza scientifica ed i suoi progressi materialistici. Utilizzare questi stessi ragionamenti per dimostrare la presenza di un Assoluto è stato un fatto epocale.
In tutto questo eclatante e prorompente rinnovamento, duole dirlo: proprio alcuni alti prelati dimostrano interessi su fatti contingenti, che pur nella loro implicita drammaticità, riguardano esclusivamente una sfera prettamente terrena, quasi che la finalità preminente dell’Istituzione cristiana sia diventata un sindacato per il posto di lavoro, la giustizia sociale, o la pensione per gli anziani più poveri.
Mons. Bregantini, da parte sua, infatti afferma, come in un comizio della CGIL a piazza S. Giovanni (anziché parlare di fede ai cattolici all’interno della stessa Chiesa): "Il lavoratore non e’ una merce. Non lo si puo’ trattare come un prodotto da dismettere, …” E più avanti affonda da scaltro sindacalista demagogo: “…mi chiedo: diminuira’ o aumentera’ il precariato dei nostri ragazzi? Riusciremo ad attrarre capitali ed investimenti dall’estero solo perche’ e’ piu’ facile licenziare? …”.
Qui siamo in effetti, in presenza di una forma di comunismo ascetico fondamentalista, ancor più pericoloso di quello materialista di matrice laica. Per convalidare questa sua tesi, il monsignore rosso, come colpo di teatro, cita l’enciclica “Rerum Novarum”, pietra miliare del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, da Leone XIII, attribuendogli però, un valore , -cosciente di farlo- che è un falso propagandistico storico. (come parlare a vuoto di pace, ecologia, antimilitarismo,…)
Prima di tutto, citando quella Enciclica, si parla di concetti concepiti piu’ di un secolo fa, quando, addirittura l’Italia era ancora in embrione e la stessa dottrina sociale della Chiesa, rappresentava una via indecisa tra capitalismo e socialismo. In pratica il movimento cattolico allora, era diviso sull’atteggiamento da tenere nei confronti del movimento socialista, per tentare di mediare col capitalismo avanzante, ma con il fine prioritario di controbattere l’ateismo professato dai marxisti: L’enciclica, infatti, alla fine, esprime una condanna nei confronti del comunismo assieme alla teoria della lotta di classe, (ed alla massoneria), preferendo che la questione sociale fosse risolta dall’azione combinata di Chiesa, Stato, impiegati e datori di lavoro. (L’allora proto-compromesso storico)
A determinare con forza questa volontà di formulare un nuovo Partito politico, viene allo scoperto pure il portavoce della Cei, mons. Domenico Pompili che dice: "La situazione del mondo del lavoro costituisce un assillo costante dei Vescovi. La dignita’ della persona passa per il lavoro riconosciuto nella sua valenza sociale. La CEI segue con attenzione le trattative in corso, confidando nel contributo responsabile di tutte le parti in campo, al fine di raggiungere una soluzione, la più ampiamente condivisa".
Ovviamente in questa bagarre politico-sindacale non poteva mancare il Presidente della stessa CEI, Cardinal Bagnasco, che già alla fine dei settembre 2011 ci provò, dopo aver castigato l’impuro governo Berlusconi, a benedire la formazione di una nuova DC facendo il cartomante del futuro italiano: “Sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che – coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita – sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni».
Oggi il Cardinale se la prende con il Capitalismo, definendolo in questa fase storica: “sfrenato” in quanto possiede la colpa di non risolvere i problemi, ma, anzi di crearli, privando il cittadino della sicurezza del lavoro.
Tralascio volutamente gli interventi di altri Alti Prelati che invece di alleviare le pene dei carcerati o delle vittime di mafia se la prendono direttamente col Governo che non interviene,… perché basta ricordare il modo nel quale gli illustri Papi: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e lo stesso Benedetto XVI sono intervenuti nel rapportarsi con questi terribili problemi, facendosene carico, pregando con i detenuti o invitando i mafiosi a pentirsi, come deve fare un vero prete e non inveendo come sindacalisti-giuristi, contro le istituzioni, riscaldando, tra l’altro, gli animi già colpiti da drammi personali.
Meno male che il nostro Grande Papa Ratzinger afferma che: “Silenzio e parola sono due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone». Esattamente l’opposto di quello che fa e che dice il Cardinal Bagnasco, facendo infuriare addirittura tutto il Nordest che dal dopoguerra è stato il baluardo democristiano del cattolicesimo praticante. Il Cardinale, infatti, vorrebbe da parte della Stato, un controllo, non delle regole, ma dello stesso “Capitale” privato. E per essere arcisicuro che lo si capisca, lo richiede “papale, papale” con i vecchi slogan populisti catto-comunisti, perché: “…la sovranità dei cittadini è ormai usurpata dall’ imperiosità del mercato …”.
Ora veniamo al Giovedì Santo, quando il nostro “Grande” Papa ha gridato un avviso importantissimo per la Chiesa nel mondo: "Situazione drammatica. No preti disobbedienti".
Dopo aver bocciato ovviamente l’ipotesi delle ordinazioni femminili in Austria, grida: "La disobbedienza dei sacerdoti non è la via". Ed inducendo con forza a: "Rinunciare all’autorealizzazione”, il Papa si domanda con fervore durante la Santa Messa del Crisma in San Pietro: “Come deve realizzarsi questa conformazione a Cristo, il quale non domina, ma serve; non prende, ma dà?".
A Cristo "stava a cuore la vera obbedienza, contro l’arbitrio dell’uomo … Non si tratta di immobilismo nella tradizione -chiarisce il Santo padre, invitando i fedeli a vedere che anche per una nuova fecondità ci vogliono la radicalità dell’obbedienza, la dinamica della speranza e la forza dell’amore, … "La mia dottrina non è mia". "Non annunciamo teorie ed opinioni private, ma la fede della Chiesa della quale siamo servitori… “ Ricordando che agli uomini è richiesto "un superamento di noi stessi, una rinuncia a quello che è solamente nostro, alla tanto sbandierata autorealizzazione", conclude: "Non reclamizzo me stesso, ma dono me stesso".
Non so, francamente, se i succitati prelati hanno compreso il messaggio, ma la mia paura, dopo questa lunga premessa è duplice. Praticamente questo lungo preambolo è scaturito da questi due seguenti dilemmi angosciosi, molto semplici, ma terribili.
Il primo riguarda una situazione attuale relativa alla bassa presenza di vocazioni sacerdotali che si evidenzia benissimo specialmente nelle stesse parrocchie romane. Queste Chiese hanno numerosi preti provenienti dall’Africa, dall’estremo Oriente o dal Sud America, insomma da tutte le parti del mondo. Questi vengono “riciclati” per qualche mese od anno, perché imparino bene l’italiano (non si sa mai che uno di questi diventi Papa), ma fondamentalmente perché a Roma mancano proprio le vocazioni. Sono tutti simpatici e volenterosi, anche se, purtroppo, tutte le omelie sono lette in un italiano con accenti sbagliati che fanno sorridere … Insomma, questi alti prelati, invece di addestrare i sindacalisti del domani o di cercare lavoro a qualche disoccupato o di riprendere un capitalista che chiude un’azienda, perché non preparano i giovani ad un sano sacerdozio? Perché questi prelati non stanno in oratorio ad insegnare ai giovani, oltre che a giocare a pallone, anche a pregare, come si faceva una volta? Insomma perché questi Cardinali non pensano ad “evangelizzare” insegnando che Cristo ha risposto ad una chiara domanda: “Date a Cesare ciò che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio”? Mi pare infatti che Cristo non abbia aggiunto: “Se però Cesare non vi paga bene venite da me che ci penso io…”.
Al mio secondo quesito, il più drammatico, so già che nessuno può rispondere, ma è molto sintetico: Ma dopo Papa Ratzinger, il “grande” prete filosofo, cosa succederà alla Chiesa Cattolica, se i presunti pilastri della stessa Chiesa sono quelli citati (ed altri) attualmente operanti sul campo?
La Chiesa diventerà una Onlus caritatevole di volontariato per i più bisognosi di cure terrene impegnata sul sociale universale, o manterrà valido il principio che Essa è solo un supporto al dialogo che ogni singolo individuo-uomo ha direttamente con l’Assoluto?
Questo tema, il nostro grande Papa BenedettoXVI l’ha ricordato e sostenuto, come fondamento della “sua” Chiesa “attuale”, ma poi?
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