Fucsia Nissoli, deputata di Forza Italia eletta nel Nord e Centro America, è intervenuta ieri in Commissione Affari costituzionali, in occasione dell’audizione del CGIE. Per la deputata azzurra, residente negli States, la riduzione del numero dei parlamentari eletti all’estero sarebbe “un tradimento della riforma dell’art. 48 comma 3 della Costituzione che istituisce la Circoscrizione estero”.
“La riforma costituzionale, così ipotizzata, senza tener conto della specificità della Circoscrizione estero sembra frutto di una fretta di cambiare, senza entrare nel merito delle questioni, piuttosto che di una volontà riformatrice votata all’efficientamento del sistema parlamentare italiano”.
“In passato – ha continuato l’onorevole – ho già chiesto, a mezzo stampa, di stralciare la Circoscrizione estero dalla riforma e di lasciarla così com’è e lo ripeto anche qui portando l’esperienza concreta di chi si trova a rappresentare gli italiani su un territorio vasto come il Nord e il Centro America. Parliamo di territori vasti come continenti che vedono aumentare la presenza di italiani, oltre i 5 milioni di iscritti AIRE, una Regione grande come il Lazio che invece ha solo 12 deputati e 6 senatori! La riforma vorrebbe che i rappresentanti si riducessero a 8 deputati e 4 senatori, cosa che renderebbe impossibile garantire una rappresentanza territoriale e di sensibilità politiche differenti. Quindi di fronte ad un elettorato che è cresciuto del 56% dal momento che è stato introdotto il voto all’estero, noi non solo non aumentiamo la rappresentanza ma la diminuiamo!”.
“È come dire ai cittadini che vanno all’estero: attenzione, se vai all’estero la tua cittadinanza vale la metà!”, ha detto, rilevando che “si farebbe di più: si diminuirebbe ancora la rappresentanza all’aumentare della popolazione iscritta all’AIRE, un controsenso che spero questo Parlamento non porterà avanti! Altrimenti, se così fosse faremo dei residenti all’estero cittadini di serie B e degli eletti all’estero una pura rappresentanza scenografica, tipo quella del Parlamento iraniano dove le minoranze religiose hanno diritto ad un solo rappresentante: uno per gli ebrei e uno per i cristiani!”.
“A quel punto forse, sarebbe meglio eliminare la quota di eletti all’estero, potenziare il CGIE e i Comites e far votare i residenti all’estero per i loro candidati dei luoghi di origine. Ma sarebbe la fine di una scommessa innovativa e di modernizzazione del Sistema Italia in cui le esperienze all’estero si possono innestare nel tessuto politico italiano! E sarebbe un vero peccato! Un vero e proprio tradimento del grande progetto di inclusione degli italiani all’estero realizzatosi con la riforma dell’art. 48, comma 3 della Costituzione. Bisogna fare una riflessione seria!”.
“Oltre alle ragioni etiche e di coerenza costituzionale, che militano contro la riduzione dei rappresentanti in Parlamento degli italiani all’estero, le forze politiche che sostengono la proposta di revisione costituzionale dovrebbero considerare una non secondaria questione di opportunità politica: ove la riforma degli artt. 56 e 57 della Costituzione fosse sottoposta a referendum confermativo, il voto degli italiani all’estero avrebbe un valore pieno, non diminuito come quando esprime i suoi rappresentanti in Parlamento. E sarebbe prevedibile – ha concluso l’On. Fucsia Nissoli – che si esprima in blocco contro una riforma che ne ridimensiona gravemente la rappresentatività, potendo incidere sull’esito stesso della riforma”.