L’interminabile telenovela della distruzione delle telefonate tra l’ex ministro Nicola Mancino e il Capo dello Stato e’ ben lontana dal ‘the end’. Il gup di Palermo Riccardo Ricciardi ha rinviato al 22 aprile l’udienza in cui i file audio registrati nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia dovrebbero essere cancellati. Una scelta obbligata, dal momento che la Cassazione ha fissato al 18 aprile la decisione sul ricorso presentato dai legali di uno degli imputati del procedimento, Massimo Ciancimino, contro il provvedimento del giudice che disponeva la distruzione senza contraddittorio tra le parti delle conversazioni. Per gli avvocati un’inaccettabile lesione del diritto di difesa, visto che dall’ascolto delle telefonate, ritenute pero’ irrilevanti ai fini dell’inchiesta dalla stessa Procura, potrebbero emergere elementi utili a provare l’innocenza del figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo. Il non consentire l’ascolto delle conversazioni equivarrebbe, dunque, a impedire alle parti di conoscere fatti importanti per la strategia difensiva.
La fissazione dell’udienza davanti alla sesta sezione della Cassazione per la discussione e’ stata inizialmente interpretata dai legali di Ciancimino e in Procura come una valutazione di ammissibilita’ del ricorso: quando un’impugnazione e’ palesemente inammissibile – hanno argomentato avvocati e magistrati – viene assegnata, infatti, alla settima sezione della Suprema Corte. L’interpretazione ha spinto pure il figlio dell’ex sindaco a commentare su Facebook la cosa con espressioni di apprezzamento per la presunta vittoria messa a segno dai suoi avvocati. Ma la frettolosa deduzione e’ stata smentita dai giudici romani, che hanno affidato all’ufficio stampa la loro replica: ‘e’ stata solo fissata la data dell’udienza in cui, a norma dell’art. 611 cpp, il ricorso sara’ esaminato dalla competente sesta sezione penale – hanno spiegato dalla Cassazione – tale fissazione non implica alcuna valutazione di ammissibilità’. Al giudice, dunque, a questo punto non resta che attendere: nel caso in cui la Corte ritenesse ammissibile il ricorso, dovrebbe poi pronunciarsi sul merito. E se l’atto dei legali venisse accolto si aprirebbero strade poco battute finora. Con due decisioni contrastanti: quella della Cassazione e quella della Consulta che, pronunciandosi sul conflitto di attribuzioni sollevato dal Colle, ha escluso la distruzione nel contraddittorio tra le parti.
































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