La crisi e le sue facce. A Napoli è quella della pizza. Di ritorno, il bel viso procace e il bellissimo corpo di Sofia Loren. Donna Sofia la pizzaiola nel film “L’oro di Napoli”. Una mirabile interpretazione della futura attrice da Premio Oscar, allora alle prime esibizioni cinematografiche. Titolo dell’episodio di quella pellicola di successo “Pizze a credito”. Sofia Loren all’impasto, Giacomo Furia alla padella, il grido a beneficio dell’intero quartiere: “Scialate, venite a fa’ marenna, pagate a otto giorni”. Mangiate a sbafo, venite a fare colazione, pagate tra una settimana. Pizze fritte, ricotta, salame, ciccioli, per il popolino del cuore antico di Napoli. Un’invenzione necessaria: nei quartieri popolari di Napoli, quelli dei vicoli e dei bassi, era fame nera. Ferita gravemente, la città riemergeva dai bombardamenti della guerra. Oggi come l’altro ieri, a Napoli. La profonda crisi ha messo in ginocchio la città, che si ritrova povera come allora. Ricca però di fantasia, come da consolidata buona abitudine, Napoli si reinventa l’atto di fiducia verso i napoletani. La pizza a credito, come nel film con Sofia Loren pizzaiola, e come in quegli anni difficilissimi.
Napoli riporta indietro le lancette dell’orologio e recupera pagine antiche del calendario. “Pizza a credito” è una sorta di finanziamento sulla parola. La trovata anticrisi di Gino Sorbillo, discendente di un’antica storica famiglia, 21 figli tutti pizzaioli. Nonno Luigi il fondatore della ditta che espone le sue insegne in via Tribunali. La vera pizza protetta nella sua originalità e nelle sue prerogative esclusive addirittura da un’accademia. L’Accademia delle Vera Pizza Napoletana. “Pizza oggi a otto, da Gino Sorbillo”, recitano le prime due righe del manifesto che Sorbillo espone da giorni all’esterno della vetrina della pizzeria. “La prendi oggi e la paghi dopo 8 giorni”, come negli anni dal ’30 fino ai primi anni ’60 a Napoli, uguale e preciso al grido squillante della pizzaiola Sofia Loren, che faceva venire l’acquolina in bocca anche anche per altri motivi. Spasimanti con l’espressione a cascamorto davanti al banco di distribuzione delle pizze a credito. Con grande preoccupazione e sospetto del marito Giacomo Furia, potenziale cornuto nella finzione cinematografica.
Ogni abitante del quartiere può prendere una pizza a testa e pagarla dopo una settimana. A Napoli, nei quartieri popolari, la crisi affonda nel profondo della miseria. La gente non ricorre più al finanziamento per pagare il telefonino, ma per mangiare. La pizza “a oggi a otto”, un impensabile ritorno, emblema e foto del disagio economico del dopoguerra, rappresenta un tentativo di fuga dalla povertà. Un minifinanziamento sulla parola. In nome del triste slogan tornato di estrema attualità: mangi oggi e paghi tra una settimana. Succede nella città che la pizza l’ha inventata. Un colpo d’ingegno che risale al 1400. La pizza al pomodoro e mozzarella è una cosa del 1800. In occasione della visita a Napoli di Re Umberto I e della Regina Margherita, il numero uno dei pizzaioli, Raffaele Esposito, realizzò tre tipi di pizza. Alla Mastunicola, strutto, formaggio e basilico; alla Marinara, pomodoro, aglio e origano; pizza pomodoro e mozzarella, di tre colori, rosso, bianco e il verde del basilico. Facile immaginare l’accostamento con il tricolore della bandiera italiana. La Regina gradì e mise per iscritto i suoi complimenti e il grazie al pizzaiolo. Una lettera con il timbro reale. L’atto di nascita della Pizza Margherita. La pizza a credito e il caffè sospeso: scende in campo la solidarietà di Napoli. La pizzeria Sorbillo ai Tribunali e il Gran Caffè Gambrinus a piazza del Plebiscito. Immagini d’oggi identiche a quelle di Napoli nel dopoguerra. Al Gambrinus, il bar che Giacomo Leopardi frequentò, viene riproposta la tradizionale vecchia abitudine del “caffè pagato”. Anche come ironica e dura risposta al Gambero Rosso che ha escluso Napoli dal top delle pizzerie italiane. Ma si può? Bestemmia e delitto, tout court. Il Gambero Rosso della promessa mancata. Aveva annunciato la pubblicazione di una guida riparatrice: nessuno ha saputo più nulla. Gambero sì, ma rosso di vergogna.
































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