Sette nuovi direttori tra i venti selezionati per la guida dei principali musei italiani sono stranieri: una rivoluzione che il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini spiega in un’intervista al Corriere della Sera, citando la nomina dell’italiano Gabriele Finaldi alla direzione della National Gallery.
"Nessuno – afferma il ministro – sulla stampa britannica, ha parlato di ‘un italiano’ ma di un bravo manager che ha contribuito alla modernizzazione del Prado come vicedirettore". "Fino a oggi – continua – i musei sono stati gestiti da funzionari che dipendevano dalle soprintendenze impegnate nella tutela di un vasto territorio" mentre la riforma voluta dal governo presenta un disegno più ampio: "Una direzione generale per la valorizzazione, i poli museali regionali, i venti musei con autonomia di bilancio, un consiglio di amministrazione e un comitato scientifico".
Franceschini presenta anche quali saranno i compiti dei nuovi direttori, incaricati di "attirare risorse per rendere più moderno il museo" e "assicurare fondi alle attività di studio e scientifiche, soprattutto alla tutela". I direttori – prosegue – dovranno "riappropriarsi dei progetti scientifici, basta con le mostre chiavi in mano proposte dalle società esterne".
Dovranno poi perseguire la "modernizzazione del museo, oggi un visitatore chiede di vivere un’esperienza culturale, la possibilità di trascorrere un’intera giornata tra visita, bookshop, ristorazione, laboratori, multimedialità e servizi" e infine "lavorare come una squadra perché la forza dell’Italia sono i 400 musei statali sul territorio che devono formare un sistema".
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