I Vendemmiatori di Renoir e le Ballerine dietro le quinte di Degas, la Lotta d’Amore di Ce’zanne e il Campo di tulipani di Van Gogh. E poi ancora Monet, Manet, Boudin, Toulouse-Lautrec, Seurat e Bonnard. E’ l’affascinante passeggiata tra le ”Gemme dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di Washington”, mostra che per la prima volta porta in Italia, al museo dell’Ara Pacis di Roma da domani al 23 febbraio, 68 capolavori della collezione impressionista e post-impressionista della National Gallery of Art di Washington, nata nel 1936 grazie alle donazioni di Andrei W. Mellon e poi dei suoi figli, Ailsa e Paul.
”Una mostra – commenta l’assessore alla cultura del comune di Roma Flavia Barca – che e’ un’occasione per ammirare bellissimi dipinti, ma anche per ribadire l’asse internazionale di scambio e valorizzazione dei beni artistici della nostra citta”’. Unica tappa europea di un tour che tocchera’ anche San Francisco, San Antonio, Tokyo e Seattle, la mostra segna infatti un nuovo capitolo del progetto Dream of Rome che ha gia’ portato a Washington la Venere capitolina e che ora accompagnera’ nella celebre Rotunda della National Gallery anche la maestosa statua del Galata dai Musei Capitolini, nell’ambito dell’Anno della cultura italiana negli Stati Uniti. ”Per la prima volta – prosegue Federica Pirani, responsabile del servizio mostre della Sovrintendenza capitolina – abbiamo avuto un rapporto paritetico con uno dei piu’ grandi musei americani e del mondo, verso i quali l’Italia invece ha sempre una sorta di vessazione. Noi siamo grandi prestatori d’opere, ma non sempre l’estero e’ altrettanto generoso con l’Italia e con Roma, tanto che spesso abbiamo dovuto pagare per averle”.
Curata da Mary Morton, responsabile del Dipartimento Pittura Francese della National Gallery con il coordinamento tecnico scientifico della stessa Pirani e organizzata da Zetema, la mostra getta poi uno sguardo sull’opera dei grandi collezionisti d’arte americani, svelando al pubblico la collezione piu’ ”intima” di Ailsa Mellon, quella scelta da lei personalmente per le sue stanze (non a caso, il titolo internazionale della mostra e’ ”Intimate Impressionism”). In un allestimento che quell’intimita’ cerca di riprodurre, il percorso si articola in cinque sezioni tematiche, dal paesaggio al ritratto (con, tra gli altri, i Cavalli nella Brughiera di Degas, i Letti di fiori di van Gogh e l’Autoritratto dedicato a Carrie’re di Gaugin), dalla figura femminile alla natura morta, fino alle rappresentazioni della vita moderna, in un excursus temporale che va da Boudin, il precursore dell’Impressionimso e maestro di Monet, al nuovo secolo di Bonnard e Vuillard. Il tutto, spiega Renato Miracco, addetto cultuale dell’ambasciata italiana a Washington, arricchito di una sezione biografica e di una che racconta anche la ”socialita’ dell’Impressionismo”, contestualizzando il movimento tra vicende storiche e innovazioni tecnico-scientifiche. Tra i capolavori esposti, anche la Sorella dell’artista alla finestra della protagonista femminile dell’Impressionismo, Berthe Morisot, la cui pittura fu definita da Mallarme’ come una sintesi di ”furia e nonchalance”.
































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