I giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Milano hanno condannato Silvio Berlusconi a 2 anni di interdizione dai pubblici uffici. E’ stata così accolta la richiesta della pg Laura Bertolè Viale. Nell’udienza di questa mattina il pg Bertolè Viale ha ricordato come la Cassazione, richiamando l’articolo 12 della legge speciale sui reati fiscali, n. 74 del 2000, abbia stabilito che nel calcolare la pena accessoria dell’interdizione si debba tenere conto della legge tributaria (che prevede un periodo da 1 a 3 anni). Nel ricalcolare la pena accessoria, il pg ha anche chiesto ai giudici di tenere conto che "la pena principale è stata calcolata in due terzi della pena massima. Con lo stesso criterio, ritengo che la pena accessoria debba essere di 2 anni".
Prima della sospensione, i legali di Berlusconi Niccolò Ghedini e Roberto Bordoni, che sostituisce l’avvocato Franco Coppi, avevano chiesto che la pena accessoria fosse calcolata nel "minino edittale", cioè in un anno I giudici usciranno dalla camera di consiglio intorno alle 11. Gli avvocati di Berlusconi avevano anche contestato "una sovrapposizione" tra l’articolo 28 del codice penale che regola l’interdizione dai pubblici uffici e della legge Severino, che stabilisce la decadenza per 6 anni di tutti i condannati in via definitiva a più di due anni.
Non solo. I legali di Berlusconi avevano sollevato davanti alla corte presieduta da Arturo Soprano l’incostituzionalità dell’articolo 13 della legge speciale tributaria, n.74 del 2000. Per Ghedini e Bordoni, infatti, il fatto che Mediaset abbia pagato i 10 milioni di euro di risarcimento all’Agenzia delle Entrate dopo che Berlusconi, come riconosciuto dalla Cassazione, non era più ai vertici dell’azienda, di fatto lo ha danneggiato. L’articolo 13 della legge speciale tributaria prevede infatti che quando un imputato estingua contestualmente il contenzioso con l’Erario non debba più scontare le pene accessorie. Mediaset ha pagato il risarcimento in un momento successivo e il fatto che Berlusconi non fosse più in azienda, per Ghedini, ha procurato un danno a Berlusconi.
I legali del Cavaliere hanno anche depositato il ricorso presentato il 7 settembre davanti alla Corte Europea di Strasburgo, alcune comunicazioni con la Corte e l’incartamento relativo al pagamento dei 10 milioni all’Agenzia delle Entrate. Documenti che il pg Laura Bertolè Viale ha definito "irrilevanti" ai fini del processo d’appello ‘bis’.
Ghedini, "ora ricorso in Cassazione" "Silvio Berlusconi farà ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di Milano di quantificare in 2 anni la durata dell’interdizione dei pubblici uffici a cui il Cavaliere è stato condannato nell’ambito del processo Mediaset". Lo ha detto l’avvocato Niccolò Ghedini, difensore del Cavaliere, al termine del processo. "Ricorreremo in Cassazione sia sulla questione di costituzionalità sollevata sulla legge Monti-Severino sia sulla pena accessoria", ha spiegato Ghedini.
Secondo l’avvocato, infatti, "la legge Severino non e incostituzionale nella sua totalità ma è incostituzionale nella sua interpretazione retroattiva". Ai giornalisti che hanno osservato che i voti del Pdl sono stati determinanti per l’approvazione della legge, Ghedini ha risposto: "Io non l’ho votata, anzi fu una delle ragioni di massima tensione tra il Pdl e il governo Monti. Non è vero che c’era l’unanimità".
D’Alessandro (PdL), "la persecuzione continua" "Come sempre accade a Milano e con la parte piu’ politicizzata della magistratura, la pubblica accusa pretende, facendo finta di chiedere, e il collegio giudicante obbedisce, facendo finta di disporre. Anche in questo caso il copione non e’ cambiato: la procura generale ha chiesto due anni di interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi e la Corte d’appello non si e’ discostata di un solo giorno da tale istanza. La persecuzione continua". E’ quanto afferma Luca d’Alessandro (Pdl), segretario della commissione Giustizia della Camera.
Squinzi, difendere stabilità politica "La notizia e’ talmente immediata che bisogna far depositare la polvere", dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, rispondendo a caldo ad una domanda sulla decisione della Corte d’Appello di Milano sull’interdizione per Silvio Berlusconi. "Credo che il Paese abbia bisogno di tutto tranne che di instabilita’ politica", ha aggiunto: "I mercati reagiscono subito, lo abbiamo visto nelle scorse settimane".
Discussione su questo articolo