Mentre Silvio Berlusconi e Matteo Renzi gongolano e pensano ad una riedizione 2.0 della Democrazia Cristiana, un “Partito della Nazione” ove far confluire la maggioranza dei moderati, esiste un’altra storia, un altro Matteo, che con la genuinità di chi combatte una autentica battaglia di valori, sta facendo la sua maratona verso le vette dei sondaggi, sia in termini di fiducia relativa verso il movimento “Lega Nord” e nascituro “Lega dei popoli” (gemello al Sud), sia in qualità di fiducia assoluta nei confronti della sua persona, ormai (anche se, numericamente molto distante) sempre dietro Renzi al secondo posto.
Dal 15 dicembre 2013, data d’insediamento alla Segreteria federale di Salvini, davvero sembra passata un’epoca. Svecchiato il lessico, l’approccio, la dialettica, gli obiettivi e le parole d’ordine. No Euro, No Immigrazione e No Tasse, come slogan, si accompagnano ad un programma serio ed organico che ha fatto breccia anche nel Meridione.
In fondo lo spazio elettorale che s’è aperto dopo lo spostamento di Forza Italia su un terreno diverso e la scomparsa di Alleanza Nazionale a destra, è davvero enorme. Tant’è che perfino Grillo l’ha capito ed ha iniziato ad emulare il meneghino mostrando il muso duro su “Mare Nostrum”, mentre il suo movimento votava in Parlamento l’abrogazione del reato di clandestinità. E sull’uscita dall’euro, un giorno sì e uno no tergiversavano ed ora, con un pasticcio legislativo impraticabile, vorrebbero fare un Referendum.
Insomma, mentre il Movimento 5 stelle è in terapia da uno psicanalista per capire la propria identità e i benpensanti organizzano il nuovo banchetto doroteo, “l’altro Matteo” è l’unica opposizione credibile.
Arriva perfino l’endorsement di Vittorio Feltri, asse portante del pensiero di centro-destra da circa vent’anni. Il leader verde ha calorosamente seguito il suo consiglio iniziando a sfoggiare un look più formale, adatto ad imbonire i puristi dell’immagine, sì indiavolati con Berlusconi, ma legati alla presentabilità dei suoi rappresentanti. Questo sul fronte interno, mentre all’Europarlamento continua a combattere a mani nude contro le sanzioni in Russia, che sfaldano il nostro export e contro quelle assurde regole che massacrano il nostro settore agricolo, il Fiscal Compact, ed altre diavolerie d’austerity. In perfetta sintonia con la leader francese Marine Le Pen, che ha acidamente consigliato a Renzi di fondare il “Partito della post Nazione” visto che lui “rappresenta il mondialismo, il dominio del mercato sulla cultura dei popoli”.
I mesi che seguiranno, saranno sicuramente d’intenso sviluppo per l’ala moderata che cambia pelle e si riorganizza in vista delle elezioni del domani.
Twitter @andrewlorusso
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