MARCINELLE | “Ricordo come fosse ieri: fuoco ovunque, tutti morti”

Lino Rota racconta a L’Eco di Bergamo le ore di quella tragedia, in cui morirono 136 italiani: “Ricordo che là sotto c'era un uomo steso, era tutto nero, ma aveva gli occhi aperti e sotto gli occhi si vedeva il segno delle lacrime che aveva pianto prima di morire”

Lino Rota racconta di Marcinelle e anche dopo 65 anni i suoi occhi diventano lucidi. Il ricordo è nitido: la corsa per prestare soccorso, l’impossibilità di scendere nel pozzo, il fuoco ovunque. E poi la conta dei cadaveri, decine di uomini morti per il fuoco o soffocati dalle esalazioni.

Lino Rota racconta a L’Eco di Bergamo le ore di quella tragedia, in cui morirono 136 italiani: “I volti delle persone erano neri a causa della polvere che c’era in miniera. Di solito delle persone che tornavano in superficie si vedevano solo gli occhi e i denti. Ricordo che là sotto c’era un uomo steso, era tutto nero, ma aveva gli occhi aperti e sotto gli occhi si vedeva il segno delle lacrime che aveva pianto prima di morire. In un altro cantiere c’era un papà con due figli, di quattordici e diciassette anni. Il più piccolo lo abbiamo ritrovato proprio vicino a lui”.

“Ricordo bene che quando risalimmo in superficie – spiega – ad aspettarci c’era una giornalista che voleva sapere cosa stesse accadendo. Angelo Galvan, il capo della sicurezza, chinò il capo e disse che non c’erano speranze”.

Lino ha 92 anni, è di Nembro; quell’8 agosto 1956 lo ricorda come fosse ieri: da qualche anno lavorava in Belgio, emigrato con decine di altri suoi compaesani, e venne chiamato, con tanti altri, a intervenire nella miniera di Marcinelle, che alle 8 e 10 minuti di quella mattina aveva preso fuoco per un incidente con un carrello che aveva tranciato un cavo dell’elettricità: le scintille, a contatto con un gas (il grisou) avevano causato lo scoppio di un incendio che era divampato in tutti i cunicoli. L’immagine di fronte agli occhi dei soccorritori fu desolante: fuoco ovunque, praticamente tutti gli operai morti.