Legge di stabilita’, con la richiesta di tagliare le tasse sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Ma anche le crisi industriali che attraversano tutto il Paese ed il futuro di grandi societa’ come Alitalia, Telecom, Finmeccanica: sono questi i temi che i leader di Cgil, Cisl e Uil porteranno all’incontro che il premier Enrico Letta ha convocato a Palazzo Chigi per lunedi’ nel tardo pomeriggio. Un incontro che i sindacati sollecitavano da tempo, sin dalla presentazione del documento di Genova (con Confindustria), un mese fa, e che in realta’ si sarebbe dovuto tenere lunedi’ scorso ma poi e’ saltato per la crisi di governo, rientrata con la conferma della fiducia in Parlamento. Tutte priorita’, per i sindacati, che partono dalla richiesta di un "effettivo" intervento di riduzione delle tasse per lavoratori dipendenti, pensionati e imprese che investono e assumono da mettere al centro della legge di stabilita’, in modo da rilanciare anche investimenti e consumi, oltre che ovviamente l’occupazione: serve un taglio che sia "drastico", insiste il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Senza fare "esercizi di ragioneria", ammonisce il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. "Il governo deve cambiare politica economica altrimenti bisogna cambiare il governo", avverte il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.
Sulla questione fiscale, i sindacati sono gia’ stati chiari: o l’esecutivo da’ risposte concrete o la loro risposta non potra’ che essere la mobilitazione unitaria. Il taglio del cuneo fiscale anche per Confindustria e’ "il banco di prova delle buone intenzioni" del governo Letta, come affermato nei giorni scorsi dal presidente Giorgio Squinzi. Letta ha assicurato un primo taglio delle tasse sul lavoro con la prossima legge di stabilita’, che il governo presentera’ entro il 15 ottobre. Diverse le possibilita’ di intervento (e entita’). "Mi aspetto che ci siano almeno due miliardi di euro", afferma il sottosegretario al Lavoro, Carlo Dell’Aringa, confermando che si lavoro ad una riduzione fiscale "selettiva", come gia’ spiegato anche dal ministro Enrico Giovannini. Tra le ipotesi resta in piedi quella della riduzione dei contributi Inail, di un intervento sull’Irap e di incentivi per le nuove assunzioni rivolti non solo ai giovani ma anche agli over-30. "Non c’e’ piu’ tempo. Bisogna fare le scelte per il Paese", incalza Camusso, sostenendo che "due miliardi non basteranno". (Squinzi ha indicato in almeno 4-5 miliardi le risorse da destinare subito alla riduzione del cuneo fiscale). Scelte che necessariamente devono puntare pure sulla politica industriale, che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno reclamato anche oggi da Piombino dove sono arrivati per la giornata di sciopero generale a difesa del distretto e della Lucchini: diecimila in corteo per dire "Piombino non deve chiudere. L’altoforno non si deve fermare".
































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