L’On. Luis Roberto di San Martino Lorenzato di Ivrea, deputato della Lega nella XVIII legislatura, ex rappresentante degli italiani all’estero nella circoscrizione America Meridionale, in un’intervista esclusiva rilasciata a ItaliaChiamaItalia, commenta con parole dure il cosiddetto Decreto Tajani sulla cittadinanza italiana per discendenza (ius sanguinis).
On. Lorenzato, nella scorsa legislatura Lei è stato eletto come rappresentante degli italiani all’estero nella circoscrizione America Meridionale. Come ha reagito alla notizia del decreto Tajani sulla cittadinanza ius sanguinis?
Con profonda tristezza e delusione, poiché l’attuale governo, attraverso il ministro Tajani di Forza Italia, ha accettato la proposta della Farnesina, che da sempre aveva in agenda la modifica della legge sul iure sanguinis per introdurre lo ius soli e lo ius culturae. Il ministro Tajani, per mancanza di capacità politica, ha finito per sposare l’agenda della Farnesina, che in realtà apparteneva al PD. Ho combattuto per cinque anni contro il Pd e principalmente la deputata Laura Boldrini ha sempre criticato lo iure sanguinis e non ha mai riconosciuto la legittimità dei discendenti di italiani.
“Persino Marocco, Albania e Bangladesh riconoscono il diritto di sangue”
Come cittadino italo-brasiliano, Lei si sente personalmente colpito da questo provvedimento?
Sì, perché i miei futuri figli o nipoti smetteranno di essere italiani per diritto di sangue e diventeranno, al massimo, italiani per naturalizzazione — un beneficio di legge — come avviene per gli immigrati provenienti dal Marocco, dall’Albania o dal Bangladesh. Per ironia del destino, questi Paesi adottano anch’essi il principio dello iure sanguinis per la trasmissione della cittadinanza ai propri cittadini.

Lei ha parlato di una “limitazione dei diritti degli italiani all’estero”. A suo avviso, in cosa questo decreto è più ingiusto o pericoloso?
Questo è un decreto di denazionalizzazione di massa, con il quale il governo, per decreto-legge, ha smesso di riconoscere come italiani coloro che sono nati all’estero. È un atto di xenofobia e di razzismo, che mi ha ricordato le leggi razziali del periodo più oscuro della storia d’Italia. Incredibile vedere l’attuale governo italiano contro il proprio popolo!
Alcuni sostengono che il decreto serva ad evitare abusi e a garantire maggiore trasparenza. Lei ritiene che si tratti solo di una giustificazione politica?
È una falsità. Tutti i casi di presunti abusi che hanno coinvolto italo-brasiliani o italo-argentini sono stati giudicati innocenti e assolti dalla giustizia italiana, che ha mantenuto il riconoscimento della cittadinanza. Diversamente, i condannati sono stati intermediari e soprattutto funzionari dei comuni — vigili urbani che, corrotti, vendevano facilitazioni per simulare la residenza in Italia, purtroppo con il beneplacito di alcune autorità. Quando l’Argentina ha registrato quasi un milione di oriundi senza burocrazia, tutto è stato accettato. Ora che tocca al Brasile, emerge una discriminazione vergognosa. E mentre lo Stato italiano riscuote milioni di euro all’anno — con la tassa di cittadinanza salita da 300 a 600 euro per richiedente — non restituisce un servizio pubblico efficiente. Una vergogna per un Paese del G7 ancora prigioniero della burocrazia e dei timbri.

“Forza Italia è morta con Berlusconi. Tajani ne è l’ombra”
Come interpreta la posizione di Forza Italia e, più in generale, del governo Meloni su questo tema?
Forza Italia è morta insieme al carisma, alla simpatia e al dinamismo del compianto Silvio Berlusconi. Tajani non era altro che un collaboratore del leader; ha ereditato un partito senza anima, che oggi adotta agende di sinistra. Nel Parlamento europeo vota con la sinistra, mentre in Italia si presenta come parte di un governo di “destra”. Sembra una commedia all’italiana, ma è la triste realtà. Il governo Meloni, per mantenere la fiducia, è ostaggio di Forza Italia, che con l’8% dei voti tiene in piedi la maggioranza. La differenza tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega è ormai evidente.
“Taddone? Un attivista della Sinistra con interessi economici”
Il decreto Tajani sta facendo lavorare gli avvocati esperti di emigrazione e cittadinanza più di prima… Insomma, ha ottenuto l’effetto opposto a quello che si proponeva. Stanno facendo rumore alcune iniziative di Daniel Taddone in questo senso, lo conosce?
Daniel Taddone lo conosco dai social. È un attivista di sinistra e sociologo che lavora con ricerche genealogiche, trovando certificati di nascita e battesimo degli emigrati italiani – attività che gli dà un interesse economico diretto nei processi di cittadinanza. È molto conosciuto tra i cosiddetti “professionisti della cittadinanza”, di cui è diventato portavoce, facendo un vero e proprio lobbying. Non ho mai partecipato a una riunione del CGIE e, purtroppo, non credo alla sua efficacia: è amministrato dalla Farnesina e dal PD, e promuove un’agenda chiaramente contraria allo iure sanguinis.
Sappiamo anche che Lei ha avviato un’azione legale contro Taddone. Può spiegarne il motivo?
Taddone, che ha sempre aspirato a essere eletto deputato in Italia, ha iniziato a diffondere falsità e attacchi offensivi, incitando all’odio sui social contro di me e contro l’imprenditore Marcelo de Carvalho Fragali, proprietario di una rete televisiva nazionale in Brasile. Sentendosi forse minacciato dalla nostra popolarità, ha falsificato una foto in cui comparivano il senatore Mario Borghese (MAIE), il deputato On. Dimitri Coin (Lega), io e Marcelo de Carvalho Fragali, per produrre danni. Un gesto gravissimo, che ora lo porterà a rispondere penalmente e civilmente in due procedimenti giudiziari.
“Con Salvini abbiamo evitato una trappola costituzionale”
Lei proviene dalla Lega, un partito che storicamente ha difeso la cittadinanza per discendenza. Come giudica il silenzio dei suoi ex colleghi su questo tema?
Grazie a un dialogo diretto con Matteo Salvini, sono riuscito a far presentare un unico emendamento — il cosiddetto “emendamento Lorenzato” — che ha eliminato il termine “nato in Italia” dal decreto. Quella clausola era una trappola che avrebbe imposto indirettamente lo ius soli. Salvini ha sempre difeso lo iure sanguinis e respinto lo ius soli e lo ius culturae. Purtroppo, ulteriori emendamenti non furono presentati per evitare la crisi di governo, minacciata da Forza Italia.
Pensa che questo decreto possa avere ripercussioni politiche sul sostegno degli italiani all’estero?
Assolutamente sì. Da cittadini italiani nel mondo siamo diventati, di fatto, esiliati politici. Per questo, come ex parlamentare e discendente di Arduino di Ivrea — il primo re dello Stato italiano — ho fondato Nazione e Popolo Italiano in Esilio – Italian Commonwealth, con sede in Brasile, il più grande Paese italiano dopo l’Italia, come ha ben detto recentemente il Dott. Roberto Santori (Founder Made In Italy Community). È un ente sovranazionale che dà voce a milioni di italiani nati iure sanguinis e ora esclusi dal Decreto Tajani della Vergogna.

“Difendere il sangue, la lingua e la famiglia italiana”
A suo parere, quale sarebbe un modo più giusto o equilibrato per riformare la legge sulla cittadinanza?
Continuare a rispettare gli italiani del mondo, permettendo ai nostri figli di ricevere la cittadinanza per filiazione, per sangue. È nella famiglia che si tramandano lingua, dialetti, valori, tradizioni e fede cristiana. Se il governo teme gli italiani nel mondo perché crede che votiamo a destra, può discutere riforme, ma non può cancellare con un decreto l’identità e la nazionalità di un popolo. Nemmeno la Germania nazista arrivò a tanto! È un atto vergognoso contro milioni di italiani, veri ambasciatori del Made in Italy.
Cosa direbbe agli italo-discendenti dell’America del Sud che oggi si sentono esclusi o traditi da questa decisione?
Dico loro di restare uniti e forti. I governi passano, ma la nostra identità deve restare. Difendiamo i nostri figli, i nostri diritti e la nostra italianità. Vinceremo questa guerra!
“Tajani sarà ricordato come un traditore della diaspora italiana”
Se potesse rivolgere un messaggio direttamente al ministro Tajani, quale sarebbe?
Tajani non avrà mai l’immagine né la dignità di Silvio Berlusconi — un’icona del mondo imprenditoriale e politico — né di Mirko Tremaglia, grande difensore della diaspora italiana nel mondo. Sarà ricordato come un traditore della diaspora, colui che ha combattuto contro i figli d’Italia nel mondo. Ha compromesso il legame con la nostra comunità all’estero e danneggiato l’immagine del Paese. Come può ignorare il valore della diaspora italiana, che vale oltre 3,5 trilioni di euro, più del PIL dell’Italia stessa? Parliamo di un “Paese invisibile”, senza confini, ma con un peso economico e culturale immenso. Tajani traditore!
































