Non mi piace un’Italia che si ferma per una settimana intera ipnotizzata da Sanremo e dai suoi giullari, non mi piace un Paese bloccato sulla separazione dei Ferragnez o sui Rolex di Totti e Ilary. Non mi piace una stampa nazionale più interessata al gossip e al pettegolezzo che alle necessità e alle urgenze dei cittadini. E non mi piace un’Italia in cui chi è proprietario di casa non viene sostenuto dallo Stato, perché lo Stato protegge gli abusivi.
Non mi piace chi prima di arrivare al potere prometteva la rivoluzione e poi, una volta al timone della nave, si dimentica di quanto promesso e anzi in certi casi agisce come quelli che c’erano prima, se non peggio. Non mi piacciono le bugie.
Se così stanno le cose in Patria, allora preferisco i più o meno lunghi periodi che trascorro all’estero. Dove l’Italia non sono i Ferragnez, ma i ristoratori che ogni giorno – facendosi spesso un mazzo tanto – offrono un servizio di qualità e la vera cucina italiana, promovendo l’enogastronomia made in Italy; oltre confine, dove Italia non è sinonimo di Sanremo, ma di eccellenza, nei settori più diversi, dalla moda alla cultura, dall’ingegneria all’auto-motive.
Gli italiani lontani dal BelPaese, ve lo posso assicurare, di Fedez se ne fregano altamente; sono troppo impegnati a far grande l’Italia nel mondo, a mantenere alta la bandiera della nostra cultura, delle nostre tradizioni. La bandiera dell’italianità. Lo fanno attraverso le tante associazioni tricolori, o grazie a organismi di rappresentanza quali Comites e CGIE – puro volontariato -, o – ancora – con il proprio lavoro, quello delle loro imprese.
Certe volte a guardarla da fuori la Penisola – nonostante la sua grandezza culturale e storica, le sue bellezze, la sua cucina e tutto ciò che è eccellenza italiana – appare davvero piccolissima. Una provincia.