Un richiamo severo, quello arrivato oggi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che fotografa un Paese spaccato in due: da una parte super manager e dirigenti con stipendi milionari, dall’altra lavoratori e famiglie che, pur avendo un impiego, restano sotto la soglia di povertà.
Un monito che suona come un appello alla politica – e al governo in particolare – a rimettere il tema del lavoro e dei salari al centro dell’agenda nazionale.
Mattarella: “Troppa distanza tra chi ha e chi non ha”
Durante la cerimonia di consegna delle Stelle al Merito del Lavoro, il Capo dello Stato ha messo in evidenza la crescente frattura tra “piani alti e piani bassi” dell’occupazione. «Nei vertici del lavoro si trovano ruoli prestigiosi e ben pagati – ha detto – mentre nei livelli più bassi aumentano precarietà e sfruttamento».
Il Presidente ha riconosciuto i segnali di ripresa dell’economia, ma ha invitato a non ignorare «la questione salariale», definendola cruciale per il futuro dei giovani italiani, troppo spesso costretti a emigrare per cercare condizioni più dignitose.
L’allarme sui “contratti pirata” e il dumping salariale
Mattarella ha poi richiamato l’attenzione sulla proliferazione dei cosiddetti contratti pirata, sottoscritti da sigle sindacali e datoriali “scarsamente rappresentative”. Un fenomeno che, secondo il Capo dello Stato, alimenta «vere e proprie forme di dumping contrattuale» capaci di ridurre diritti e tutele, abbassare i salari e alterare la concorrenza tra imprese.
Un passaggio, quello sulla rappresentanza sindacale, che suona come un implicito invito al Parlamento a intervenire con una legge di regolazione.
“Redistribuire la ricchezza per salvare la coesione sociale”
Citata anche la Bce, secondo cui la crescita post-pandemia ha premiato azionisti e dirigenti, ma non i lavoratori. Mattarella ha quindi rilanciato l’esigenza di “ricomporre l’unità del lavoro” e di redistribuire ricchezza e benessere, sottolineando che sono «le imposte di dipendenti, pensionati e lavoratori» a garantire la gran parte delle risorse pubbliche.
«Porre rimedio a questi squilibri – ha aggiunto – è una scelta di sviluppo e di coesione sociale. Sottovalutare gli effetti di queste disuguaglianze può minare la serenità della vita collettiva».
Meloni: “Il trend è cambiato, i salari tornano a crescere”
Non si è fatta attendere la replica della premier Giorgia Meloni, che durante la conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri – quello della manovra – ha difeso i risultati ottenuti dal governo sul fronte del potere d’acquisto.
«Sappiamo che in Italia c’è un problema legato ai salari, ma non si risolve in pochi mesi – ha affermato –. Negli anni precedenti al nostro insediamento, il potere d’acquisto era calato del 2%, mentre nel resto d’Europa cresceva del 2,5%. Oggi, invece, la tendenza si è invertita: i salari reali aumentano più dell’inflazione».
Il messaggio di Mattarella, però, va oltre la contingenza economica: è un richiamo politico e morale, rivolto a un Paese che rischia di smarrire il principio di equità. Un invito a tutti – governo, imprese e sindacati – a rimettere al centro il valore del lavoro come fondamento della Repubblica.































