Quante volte abbiamo scritto su ItaliaChiamaItalia che il voto all’estero fa acqua da tutte le parti? Quanti articoli, interviste, editoriali, sono stati pubblicati sul nostro quotidiano online su questa tema? Una battaglia che portiamo avanti dal 2006, ovvero dalla prima volta in cui gli italiani nel mondo hanno potuto votare per corrispondenza ed eleggere propri rappresentanti in Parlamento.
Le ultime Politiche hanno confermato, ancora una volta, i nostri dubbi di sempre: forti irregolarità, compravendita di voti, incompetenza da parte degli addetti ai lavori allo scrutinio di Castelnuovo di Porto. E’ ora di dire basta a questo meccanismo elettorale. Oggi, a supporto delle tesi che da sempre sosteniamo, si fa sentire Gian Luigi Ferretti, coordinatore del MAIE in Europa, già candidato alla Camera nel Vecchio Continente per il Movimento Associativo Italiani all’Estero.
Il voto degli italiani residenti oltre confine? “Sia un voto d’opinione e non un voto clientelare o inquinato”, afferma Ferretti, perché tanto “è inutile girarci intorno, il voto all’estero così non va”. Per l’esponente del MAIE “occorre subito una riforma della Legge Tremaglia”. In particolare, Ferretti propone alcuni punti, sui quali abbiamo insistito anche noi nelle settimana, nei mesi, negli anni scorsi.
Prima di ogni altra cosa, il registro degli elettori, ovvero l’inversione dell’opzione: “voti solo chi vuole votare. Entro il 31 dicembre di ogni anno ogni elettore all’estero manifesti al suo Consolato la volontà di votare per corrispondenza per la Circoscrizione estero. Così, in occasione delle lezioni, i Consolati invieranno il plico elettorale solo ed esclusivamente a coloro che sono iscritti nel registro elettorale. Con dati certi ed aggiornati di elettori coscienti non ci sarà nessun indirizzo sbagliato nè alcun plico ritornato al mittente. Non arriveranno più le schede a chi non sa neppure cosa siano e a cosa servano e quindi facilmente le butta, le regala o le vende”. E, aggiungiamo, non arriveranno più schede a persone decedute, come succede ogni volta, o che hanno cambiato residenza.
Ancora Ferretti: “non ci siano candidati che investono somme stratosferiche e sono pronti a qualsiasi forma di illegalità. Diciamolo senza timore: il voto con le preferenze non funziona in ripartizioni elettorali enormi. Le elezioni con preferenza vanno bene, e sono auspicabili, in collegi dove un candidato ha una ragionevole possibilità di farsi conoscere dagli elettori. Qualcuno può spiegare come può un candidato del continente (per di più allargato) Europa farsi conoscere da due milioni di lettori sparsi sull’immenso territorio? In realtà è difficile pensare che gli italiani all’estero si sentano davvero rappresentati da persone che non hanno visto né in televisione né dal vivo e di cui sanno poco o niente”. Dunque? Liste blindate oltre confine, un’altra soluzione che ci vede d’accordo e che abbiamo proposto anche noi in tempi non sospetti: “Si prendano la responsabilità partiti e movimenti di indicare in ordine di merito i candidati delle loro liste in modo che – conquistati i seggi – vengano automaticamente eletti i primi dell’elenco”.
Ultimo ma non meno importante, secondo il Coordinatore MAIE dovrebbero anche essere “ineleggibili dirigenti e funzionari dei patronati. I patronati sono le uniche organizzazioni con sportelli su tutto il territorio, ma percepiscono anche contributi dallo Stato italiano. Non è un caso che la stragrande maggioranza degli eletti provengano dai patronati. E’ difficile poterlo provare, ma tutti noi addetti ai lavori sappiamo a quali rischi sia disposto un candidato pur di riuscire, a quali trucchi, a quali reati. Rischi che ben difficilmente qualcuno prenderebbe per il partito o movimento”. Le inchieste sul ruolo dei patronati durante le elezioni all’estero, portate avanti da ItaliaChiamaItalia e riprese da autorevoli testate nazionali, come Panorama o ilGiornale, che hanno citato nei loro servizi il nostro quotidiano online, hanno evidenziato come ormai sia chiaro l’effetto oltre confine del patronato: vere e proprie fabbriche di voti per i candidati ad essi vicini. Anche qui, sarebbe proprio ora di dire basta.
Quelle di Ferretti sono posizioni nette, precise, senza ombre. Anche Ricky Filosa, Coordinatore del MAIE Centro America, nei giorni scorsi ha più volte rimarcato la necessità di rivedere la legge sul voto all’estero. Dunque, il MAIE è presente, si fa sentire, propone soluzioni. Le altre forze politiche che fanno? A loro il voto all’estero va bene così com’è? Eppure, a parole, anche nelle tante interviste, i vari parlamentari hanno sempre dichiarato che l’attuale legge sul voto degli italiani nel mondo va cambiata. Non è che a chiacchiere dicono una cosa, ma in realtà ne pensano un’altra? Non è che a qualcuno l’attuale legge fa comodo così com’è?
































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