Il dibattito sui temi scolastici sembra sporadicamente interessare un po’ a tutti: politici, giornali, enti gestori e a varie sotto-cellule, ma in realtà v’è molta resistenza sul piano risolutivo e un malsano uso della problematica per fini diversi. Il silenzio degli utenti è manipolato da soggetti estranei o da fantomatici rappresentanti di comitati che non hanno nulla da spartire con i veri problemi che riguardano le istituzioni scolastiche. A nostro modesto avviso basterebbe talvolta un rappresentante di classe per raggiungere risultati più che soddisfacenti nel rapporto corso-docente. L’altro anello della catena è rappresentato dalla diversificazione delle categorie di docenti che solo per individuarne la tipologia ci vorrebbe un trattato internazionale. Provo a citarne solo alcune: esistono docenti di ruolo, supplenti abilitati residenti, supplenti abilitati non residenti, supplenti non abilitati residenti, supplenti non abilitati e non residenti, docenti di enti gestori.
Ebbene, ci troviamo di fronte a ben sei tipologie di contratti, partoriti da una politica rigidamente ancorata alla volontà di qualche organizzazione sindacale che non tiene affatto conto di tante micro realtà che si trovano a dover subire scottanti problemi esistenziali.
Una delle dimostrazioni di tale superficialità, imputabile a parte degli attori pubblici, si è potuta registrare nel corso delle votazioni della RSU di Zurigo Corsi, ove un minuscolo gruppetto di docenti di ruolo ha preferito gettare fumo negli occhi ai presenti per raccattare il quorum di voti. E’ proprio il caso di dire che si è giunti alla frutta. Non esiste paese in Europa in cui si agisce solo per apparire e non incunearsi nei problemi e dipanarli: tutto si dice e si promette senza mai entrare nella dinamica risolutiva del problema degli utenti di servizi. Alle famiglie e agli alunni si dovrebbe assicurare: un servizio efficiente, la presenza di docenti competenti e comunicazioni trasparenti. Invece allo status quo esistono docenti che sono costretti a vivere senza salari e con una serie di handicap che si ripercuotono sia sulla programmazione, sia sulla stessa vita dei docenti e logicamente su quella dell’utenza.
È emblematico il fatto che non si sa mai chi sarà l’insegnante dell’anno successivo e nemmeno la data d’inizio delle lezioni. Si è in presenza di un clima conflittuale tra le diverse anime che mirano a chiudersi nel giardino dei propri interessi. Specialmente in area tedesca, gli insegnanti sono sempre più rari; docenti supplenti e docenti degli enti affetti dalla sindrome della precarietà, male questo che comporta praticamente a chiudere tutte le porte della speranza per il proprio futuro. Senza mezzi termini: l’istruzione italiana all’estero è entrata in agonia.
Le tante enunciazioni teoriche non riescono a partorire un topolino. È un male questo che si riscontra anche nella scuola italiana, tant’é che si parla di intervenire sul valore legale dei titoli di studio. Infatti, molteplici Dirigenti hanno dimostrato praticamente di non essere preparati per il loro ruolo. E’ proprio di questi giorni la presa di posizione dell’Udc Svizzero sul tema scuola e sul saper essere degli attori del sistema scolastico. Tematica da dibattito ma con indubbi fondamenti di verità.
Alla luce dei fatti illustrati, urgerebbe istituire un tavolo di lavoro, intorno al quale dovrebbero sedersi persone esperte dei problemi scolastici onde incanalarli sui binari giusti e qualificati.
Il dibattito e il confronto sono il sale della democrazia e non possono essere in alcun caso l’occasione per incendiare gli animi e gettare fango su chi suggerisce soluzioni alternative. Stupisce infatti la reazione recente alla pubblicazione di un articolo sul settimanale “La Pagina”. Gli insulti non hanno nulla a che vedere con lavoratori della scuola, nel momento che vedono lesi i loro diritti pero’, non hanno altre vie per rivendicarli che sono le dimostrazioni individuali oppure collettive, ma sempre finalizzate alla rivendicazione democratica dei diritti lesi.
Nell’articolo intitolato “Quando la politica è in mano a buffoni di corte” il docente Gerardo Petta ha sollevato forti critiche ai politici eletti all’estero e in particolare ai due del centrosinistra on. Narducci e sen. Micheloni. Voglio sperare che esista ancora una democrazia che consenta di esprimere liberamente le proprie idee, ovviamente senza intaccare quelli che sono i valori dignitari dell’uomo, ma ben vengano altri docenti come il Prof. Petta che usando satira e allegorie ha trattato tematiche molto serie. Oggi che la politica è stata commissariata, più facilmente si è portati a fare critica e satira. I politici anziché litigare con chi li stimola a fare e perdersi nei meandri della doppia morale con querele e quant’altro, farebbero meglio se sedessero intorno ad un tavolo unitamente ai sindacati, ai docenti e i rappresentanti dell’utenza e risolvessero i gravosi problemi illustrati.
In qualità di delegato UGL-Scuola Estero, auspico che riprenda a breve l’attenzione della politica estera sui Corsi di lingua e Cultura italiana e sulle istituzioni scolastiche che operano nei vari paesi esteri. (…).
I docenti in missione all’estero ci sembrano adeguatamente tutelati. Se inoltre fossero bene selezionati potrebbero fornire un valido contributo all’intero sistema. Uno sforzo andrebbe fatto proprio dagli eletti del Pd, i quali hanno uno stretto legame con gli Enti Gestori. Tralascio volutamente l’anamnesi storica della vicenda e sulle motivazioni che vedono le istituzioni scolastiche all’estero sotto una sola direzione politica. La UGL-SCUOLA ritiene necessario che i Corsi di Lingua e Cultura italiana, nei Paesi ad elevato costo della vita, restino nelle mani dello Stato Italiano. Discutibilissima è la proposta di voler rimpatriare tutti i docenti di ruolo del Ministero degli Affari Esteri, onde convogliare una parte di non precisati risparmi agli Enti Gestori.
Un altro punto dolente è rappresentato dal tipo di selezione del personale da inviare all’estero, il quale racchiude delle anomalie che vanno rettificate. L’ultimo concorso per esempio è stato un disastro. Non si dica poi sull’età dei docenti che s’inviano all’estero: sono sempre più anziani. Bisognerebbe utilizzare maggiormente i giovani desiderosi di fare nuove e importanti esperienze. Gli anziani spesso vanno in pensione appena dopo essere stati ri-collocati in Italia. I più volenterosi si piazzano supportati da qualche Ente Gestore per affiancare reddito estero a pensione. Altri diventano addirittura supplenti pensionati (settima tipologia di supplente). Purtroppo non è colpa loro, ma del sistema che consente certe assurdità. L’inadeguata, farraginosa materia contrattuale, la precarietà dei lavoratori e gli eccessivi ritardi nei pagamenti delle retribuzioni sono i gravi sintomi di un sistema che fa acqua da tutte le parti.
I punti qualificanti di una discussione allargata a tutte le parti interessate dovrebbero essere i seguenti:
-tutti i docenti dei corsi non di ruolo debbono essere assunti con contratti ministeriali a t.d. con incarico triennale;
-l’organico venga coperto solo parzialmente dai docenti di ruolo. Cosa che si verifica da anni.
-tutti i docenti che hanno lavorato con gli Enti Gestori possano iscriversi alle graduatorie consolari.
Solo per l’Estero si valuti il servizio con il punteggio ½ di quello ministeriale. Tale concessione andrebbe applicata a coloro che abbiano almeno cinque anni di servizio. Tale criterio si estenderebbe a coloro che hanno comunque lavorato per anni nei corsi e oggi quasi aspirano alla pensione.
Qui affiorerebbe il problema della trasparenza sulle assunzioni. Rimettere ora il dito nella piaga potrebbe sottrarre utili energie alla trattazione dei problemi centrali di cui si deve discutere che sono: la funzionalità dei corsi e la loro sopravvivenza.
La soluzione è unica: integrare i docenti dei corsi nel sistema pubblico al fin di garantire un’adeguata formazione e un efficiente controllo. S’introducano spezzoni di cattedra e l’organico non di ruolo venisse assunto con contratti triennali e retribuito regolarmente. Se di esperienza si deve trattare sia resa positiva per tutti. Mi domando e dico: cosa farà il MAE per l’anno prossimo? E’ mai possibile che invece di prevenire i mali si attende l’aggravamento per guarirli con un aggravio di spese e di disservizi? Se si vuole veramente rinnovare la graduatoria dei supplenti lo si faccia senza attendere le calende greche. Se si deve attendere l’arrivo del personale di ruolo si deve pur dire come si deve garantire il servizio nelle more. Se devono essere i supplenti allora si facciano le nomine entro il mese di giugno e non a settembre. Il servizio va garantito sin dall’inizio dell’apertura delle scuola svizzera. Gli enti che si sentono in liquidazione cedano i corsi al Consolato.
Sul piano delle rivendicazioni Salariali
-si paghino i salari dei docenti prima che l’anno finisca
-si diano risposte su tassazione dei residenti;
-si sistemino gli adeguamenti tabellari dell’anno precedente
-si porti urgentemente la percentuale dell’assegno di sede dei supplenti non residenti al 99% di quello del personale di ruolo.
Su questo punto la Cgil e altri sindacati maggiori dovrebbero collaborare e non dire che non si può far nulla in attesa di mettere mano sul contratto scuola.E’ interesse anche del MAE chiudere la vicenda per il presente, visto che per il passato sono già partite richieste di risarcimento validate dal giudice del lavoro di Roma.
Sul piano organizzativo:
-s’introduca la matricola dello studente e s’informatizzi il sistema delle iscrizioni ch’è ancora troppo burocratizzato, ripetitivo e costoso. Una newsletter del consolato non farebbe male. Sono otto anni che ricevo la newsletter dell’Ambasciata Svizzera di Santiago del Cile. Ricordo di essere passato per salutare una collega e mi chiesero subito una mail. I connazionali vi si iscrivono e sono informati su tutto.
Si accettino iscrizioni al massimo dalla prima elementare Svizzera. Non riscuote significato l’idea che per far numero si debbano far frequentare i corsi a bambini del Kindegarten.
Tralascio poi l’inazione dei tanti che non parlano e non propongono per il quieto vivere all’italiana.
Chiudo con il seguente aforisma: “Per sorvolare su una palla di neve, siamo stati travolti da una valanga”.
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