Roma – Rovesciamento dell’opzione e documento allegato alla tessera elettorale. Questi ed altri piccoli “aggiustamenti” sono la via di salvezza per il sistema di voto all’estero secondo il senatore Pdl Lucio Malan che, a colloquio con ItaliaChiamaItalia, spiega perché è necessario far procedere la riforma del voto estero in un percorso a sé, senza legarla alla legge nazionale attraverso appositi emendamenti.
Senatore Malan, il meccanismo di voto all’estero è al centro del dibattito tra i connazionali ma non sembra che ci sia altrettanta attenzione in Parlamento. Si rischia di andare alle urne con la stessa legge del 2008?
Non c’è disinteresse verso la questione. Va detto, però, che ci troviamo in un momento di difficoltà, nel quale tutti parlano della riforma della legge elettorale nazionale e chi parla della legge per l’estero viene accusato di volere cambiare argomento per distogliere l’attenzione, anche se in realtà non è così.
Farete in tempo a riformare la legge elettorale per l’estero?
Sicuramente ci sono i tempi, soprattutto se si vuole fare solo degli aggiustamenti e non rivoluzionare quanto esiste già. Ad esempio, un’ipotesi come quella di far votare nei consolati sarebbe difficile da trasformare in realtà, oltre che complicata da trasformare in legge.
Quali sono gli “aggiustamenti” fattibili?
Sicuramente il rovesciamento dell’opzione, ossia dover optare per votare all’estero, se non si opta per votare all’estero si vota in Italia. Oggi accade il contrario ed effettuando il semplice rovesciamento si otterrebbe un grosso e immediato vantaggio, che ripulirebbe automaticamente i registri. Se un italiano muore nei confini nazionali viene registrato, ma se questo accade all’estero la registrazione avviene per l’anagrafe di quel paese e non per l’Italia. Inoltre, anche la proposta del Pd di inserire la fotocopia del documento in busta non rappresenta una garanzia, ma migliorerebbe il sistema attuale. Sono cose semplici che, in un’altra situazione, sarebbe logico inserire come emendamenti alla legge nazionale ma, poiché non abbiamo la certezza che la legge nazionale arrivi fino in fondo, quella per l’estero dovrebbe andare avanti da sola.
La riforma della legge elettorale italiana non sarà completata?
Il mio parere personale è che si arriverà fino in fondo ma, se dobbiamo attenerci alla sola realtà, potrebbero crearsi dei problemi. L’ideale sarebbe una riforma complessiva, ma non si può fare perché rischierebbe di naufragare il necessario cambiamento del voto estero e, quindi, la soluzione migliore è che quest’ultimo cammini da solo, così che si possano effettuare almeno quei minimi cambiamenti che sono preferibili al nulla.
I suoi colleghi di partito, deputati eletti all’estero, hanno però dichiarato a ItaliaChiamaItalia che Fantetti e Giordano hanno votato in favore dell’emendamento sul senato federale privo di eletti all’estero perché il partito gli ha assicurato “che la legge non arriverà all’approvazione”.
Il mio punto di vista è che si arriverà a conclusione, quando si vota per qualcosa bisogna sempre pensare che questa cosa sarà fatta. In relazione al caso specifico, devo sottolineare che, obiettivamente, se si fa un senato federale gli eletti all’estero non servono a nulla.
La circoscrizione estero non è assimilabile a una regione?
No, perché la regione estero non è federata. Se l’Italia deve diventare una federazione di Piemonte, Lombardia e di tutte le altre regioni, ovviamente non sarà anche della Germania o del Brasile. È una questione logica, se il senato è federale non possono esserci eletti all’estero, in uno stato basato sulla rappresentanza delle regioni non c’è la rappresentanza dei paesi esteri.
Gli eletti all’estero saranno boicottati alla Camera così come al Senato?
Respingo la parola “boicottare”, il senato federale si comporta come la conferenza Stato-regioni alla quale non partecipa certo un rappresentante del Brasile. È noto che alcuni vogliono abolire gli eletti all’estero, ma sono certo che questa posizione non passerà. Al contrario, è possibile che alla camera si faccia risalire il loro numero, sempre in base alla logica del senato federale.
Se rimanesse in vigore l’attuale legge, porterebbe con sé gli stessi brogli già accaduti? È proprio di queste ore la notizia dell’arresto di Miccichè in Venezuela.
Sì, potrebbe portare altri brogli. Così come è fatta oggi non solo dà la possibilità di imbrogliare ma dà al proverbiale uomo ladro l’occasione di buttarsi nella frode.
Il Pdl estero continua a dare un pessimo spettacolo, tra arresti e mancata presenza, e anche in Italia non sembra godere di ottima salute. Il partito è sempre più diviso da fronti interni?
Cito la riflessione di un esponente Pdl del Nord: se facciamo più politica, più azione, come in questi quattro anni e in precedenza, non c’è ragione per dividersi. Se c’è carenza di iniziativa politica, se c’è carenza di cose da fare insieme,. allora prevalgono le correnti. Ci sono molte cose su cui siamo in disaccordo, ma sulle grandi questioni siamo uniti.
Lei è convinto che gli elettori abbiano la sua stessa visione? Secondo lei veramente vi vedono “uniti sulle grandi questioni”?
I nostri elettori non ci votano tribalmente o per tifo, ci scelgono perché proponiamo idee che a loro piacciono e dimostriamo di avere la credibilità per poterle proporre.
Avete ancora questa credibilità?
Il “fare” attira e riattira gli elettori, mantenendo l’unità del partito, senza quest’azione non abbiamo voti e sono sicuro che miglioreremo, grazie alle esperienze passate.
Quali sono le esperienze da evitare?
Ad esempio, avevamo una maggioranza e l’abbiamo persa, è successo qualcosa che dovremmo evitare. È successo che ci siamo divisi, perché l’azione politica del governo non è stata all’altezza delle aspettative, come nel caso della semplificazione della macchina burocratica. Ancora oggi troppe aziende non prosperano per il troppo tempo dedicato alle lungaggini burocratiche e ai controlli, solo cartacei e non efficaci.
Berlusconi ripete dal 1994 che bisogna liberare le imprese dalla burocrazia, ma ancora non ci è riuscito…
Non l’ha fatto lui ma nemmeno gli altri, non è un compito facile. L’Italia non è nata nel ‘94, non c’è stato solo Berlusconi.
Lui però ha avuto 14 anni, non sarà facile ma ha avuto molto tempo. Se non è stato in grado fino a oggi, perché dovrebbe diventarlo in futuro?
Per questo dico che dovremmo tornare all’azione e avere più incisività, portando a termine il nostro compito e dando meno spazio ai burocrati e alle persone non utili alla causa.
Meno spazio anche per gente come la Minetti?
Trovo disdicevole questa attenzione morbosa verso Nicole Minetti come se fosse per forza un esempio di persona non preparata. Di individui non all’altezza esistono molti esempi più evidenti. Quando mi si dirà che la Minetti ha fatto proposte assurde allora valuterò la sua persona. Ovviamente, quando immagino posizioni di governo di alta responsabilità, probabilmente le affiderei a persone diverse.
Prima la fate candidare nel listino bloccato e poi deve dimettersi. Non vedete lo spettacolo penoso che state dando agli occhi degli elettori?
Il segretario politico ne ha chiesto le dimissioni e avrà i suoi buoni motivi ma, da qui a indicarla come la fonte di ogni male, non ci sto. Lei stessa ha detto che valuterà la cosa, ma nessuno la ritiene colpevole di chissà quali crimini.
In chiusura, può anticipare ai lettori i tempi della riforma?
Per il voto estero è necessario che si arrivi almeno a settembre oppure ottobre.
































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