Sorprendentemente, anche tra alcuni parlamentari eletti all’estero del Pd, almeno tra quelli dotati di una ammirevole onestà intellettuale, c’è chi ammette, di fronte ad un quadro generale così negativo per gli italiani nel mondo, che molto di quanto sta accadendo sia dipeso anche dalla loro incapacità a confrontarsi, tra se stessi e con il governo.
Divisioni, contrasti, mancanza di una visione complessiva hanno fatto sì che l’attuale esecutivo abbia potuto fare e disfare a suo piacimento. Ci si augura che la consapevolezza di tutto ciò possa comportare il superamento di una situazione che vista in prospettiva provoca solo rabbia, isolamento, disaffezioni.
Ma vogliamo parlarne, dei nostri cari eletti all’estero? Se alcuni di loro – vedi Porta, Di Biagio, Fedi – di recente lanciano appelli alla coesione, altri non si fanno nemmeno sentire. E’ il caso, per esempio, di Laura Garavini, che tanto si è spesa a favore di questo o quel governo PD, e del Sen. Claudio Micheloni. E che dire di Mario Caruso? Non pervenuto.
Alcuni eletti all’estero si limitano a farci pervenire gli auguri per la prossima Pasqua. Bah. Per fortuna c’è anche chi si accorge, come Vittorio Pessina, responsabile di Forza Italia all’estero, dell’iniquità dell’Imu per gli italiani nel mondo, dimostrando così la sensibilità del suo partito.
I fatti sono tuttavia incontrovertibili. Gli eletti all’estero, chi più chi meno, sono la dimostrazione lampante di una incapacità e di una responsabilità generalizzata che ha penalizzato e penalizza i cittadini italiani residenti oltre confine, loro malgrado. Sono state adottate misure cieche, bieche e controproducenti che non hanno fatto altro che produrre la proiezione di una politica governativa nazionale che allo stato attuale non ha concretamente prodotto, nonostante i proclami, risultati positivi e migliorativi nè delle condizioni degli italiani in Italia nè di quelli all’estero relativamente al loro rapporto con la madre Patria, aggravandoli di disservizi, di tagli indiscriminati e di oneri ingiustificati e assurdi.
Lo spirito riformistico di cui l’attuale governo fa sfoggio, che nel nostro caso dovrebbe toccare il rinnovo degli organi di rappresentanza degli italiani all’estero, la pratica e la logica del rinnovamento dei servizi in generale, non può non riconoscere all’emigrazione italiana nel mondo, nell’interesse dell’Italia stessa, un ruolo importante con effetti benefici reciproci, ruolo che tuttavia l’attuale governo non sembra aver compreso.
Vogliamo augurarci che il desiderio e la esigenza da parte dei nostri eletti di buona volontà di presentarci un quadro di riferimento diverso dall’attuale comporti il superamento dei contrasti interni, il nascere di uno spirito unitario e la necessità di presentarsi nell’immediato al cospetto dell’attuale governo con un apposito pacchetto di provvedimenti legislativi ad hoc in cui possano trovare definitive ed utili proposte di soluzione degli attuali problemi che affliggono il mondo dell’emigrazione, quel mondo che ha consentito a Di Biagio, Fedi, Porta, Garavini e compagnia, di avere un seggio nel Parlamento italiano.
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