Il risultato delle elezioni politiche per il PdL all’estero è stato disastroso. Oltre 200mila voti persi rispetto al 2008, un solo deputato in tutto il mondo. Una disfatta totale. L’unico pidiellino eletto oltre confine in questa legislatura è l’On. Guglielmo Picchi: per lui, oltre 20mila preferenze. Ma Picchi ha vinto davvero? A guardare i numeri, non c’è dubbio: ha distaccato tutti gli altri di almeno 10mila voti. Eppure, una riflessione sul risultato del PdL nella ripartizione estera Europa va fatta.
La sfida interna al partito era fra Picchi e Massimo Romagnoli, presidente del Movimento delle Libertà, già deputato di Forza Italia dal 2006 al 2008, durante il governo Prodi. Per Romagnoli, quasi 9mila preferenze alle Politiche di fine febbraio. Poco, troppo poco, rispetto a quelle portate a casa dal suo principale avversario. Eppure, analizzando meglio, scopriamo che dietro il voto a Picchi c’è prima di tutto un mailing, ovvero un invio massivo di lettere e cartoline elettorali a tutti gli italiani residenti nel Vecchio Continente, quasi 2 milioni di connazionali. Una barca di soldi spesi, una barca di voti ricevuti in cambio. Ma Picchi – che la nostra Barbara Laurenzi ha intervistato -, nella stragrande maggioranza dei casi, per chi lo ha votato è uno sconosciuto o poco più: è un nome stampato su un volantino, appunto, insieme a una fotografia.
Non così per Romagnoli: i voti di Massimo sono tutti suoi. Arrivano dal network, quello MdL, che è riuscito a mettere in piedi lui stesso negli ultimi anni, lavorando sul territorio e sui media. 9mila voti non sono bastati a vincere, ma in ogni caso danno a Romagnoli una autorevolezza che Picchi non può avere. Romagnoli non ha fatto il mailing: ha sbagliato. E’ stato un errore, certo. Perché in questo maledetto voto all’estero, che è gestito da un meccanismo elettorale che fa accapponare la pelle, il mailing – è provato a livello statistico, ormai – è in grado di assicurare un numero esagerato di preferenze. Voti magari senza alcun significato, che possono premiare persino persone sconosciute alla base o che in Parlamento hanno lavorato male. Ma il pensiero di chi riceve la letterina del candidato è intuibile: “almeno questo mi ha scritto, si è fatto sentire, quindi lo voto”. Bene: così son tutti bravi a farsi eleggere. Basta avere tanti bei quattrini a disposizione. Nel caso di Romagnoli i voti sono stati presi uno per uno, attraverso incontri, eventi, riunioni; attraverso i coordinatori MdL presenti in ogni principale Paese europeo.
Picchi è solo. Non solo perché l’unico eletto PdL all’estero, ma perché abbandonato da quasi tutti coloro che in Europa credono ancora, testardamente, in un centrodestra italiano. Picchi è solo: anche a Castelnuovo di Porto, allo scrutinio, camminava fra i seggi con la sua 24 ore in mano, senza nessuno che lo accompagnasse. Dimostrazione plastica della sua solitudine. Romagnoli no: al contrario, puo’ contare su tante persone che lo sostengono. Allo scrutinio, aveva intorno a sé una squadra di oltre 30 volontari ad aiutarlo. Tantissimi volontari gli hanno dato una mano in campagna elettorale. Romagnoli ha una squadra di collaboratori, ha un team: segreteria, ufficio stampa, portaborse. Picchi no: non ha nulla di tutto questo.
Sottolineiamo: tanto di cappello a Guglielmo Picchi, la vittoria è tutta sua e se la gusti pure. Ma è anche vero che è Romagnoli ad essersi conquistato tutti i suoi voti, sudandoseli. Non con una cartolina inviata a casa di ignari connazionali, ma con il proprio lavoro. Con la costanza dell’impegno e la passione della politica. C’è una bella differenza, voi che dite? Anche per questo, crediamo tocchi proprio a Massimo Romagnoli il compito di risollevare le sorti del PdL nel Mondo, attualmente allo sfascio, dopo la pessima gestione del dipartimento da parte di Juan Esteban Caselli – che per nostra fortuna non è stato rieletto e non tornerà a Palazzo Madama – e dopo la politica taglia-tutto del governo Berlusconi nei confronti degli italiani all’estero. Via dell’Umiltà avrà il coraggio di cambiare? Avrà il coraggio di capire una volta per tutte che gli italiani nel mondo vanno considerati? Noi, permettetecelo, abbiamo forti dubbi in proposito. Ma chissà, in politica mai dire mai.
Twitter @rickyfilosa
































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