L’ultima volta che sono stato a Marcinelle, per partecipare alle commemorazioni in ricordo dei minatori – fra cui tanti italiani – che hanno perso la vita in Belgio, è stato esattamente quattro anni fa, l’8 agosto 2009. Me lo ricordo come fosse oggi. Fu davvero un’esperienza unica, anche perché per la prima volta partecipava alle commemorazioni anche Gianfranco Fini, allora presidente della Camera e leader – oggi ormai politicamente sepolto – di quella destra da sempre tanto attenta al mondo dell’emigrazione. A quella destra apparteneva anche Mirko Tremaglia, primo e unico ministro degli italiani nel mondo, fondatore e per una vita intera segretario generale del Comitato Tricolore, l’associazione che più di ogni altra in quegli anni sapeva mantenere le radici e i legami identitari tra gli italiani all’estero.
Un’occasione unica, dicevo, anche perché fu l’ultima volta che Tremaglia si recò a Marcinelle l’8 agosto. Negli anni successivi, l’età e la malattia non glielo consentirono più.
Con Fini, Tremaglia, e una delegazione di parlamentari eletti all’estero – ma non solo – partimmo da Ciampino con un volo di Stato diretto in Belgio. C’era anche, per l’occasione, Massimo Magliaro, già direttore di Rai International. C’erano giornalisti dell’Ansa, dell’Adnkronos, del Velino. E c’era ItaliaChiamaItalia. Ricordo con quale orgoglio avevo accettato l’invito a partecipare alla missione. Per me, è stato un onore. Per i nostri lettori, un privilegio.
Oggi, le commemorazioni di Marcinelle, dopo tanti anni, e private della autenticità di una partecipazione largamente condivisa, rischiano di apparire un rito obsoleto consegnando alla Storia un mondo che non c’è più: minatori, operai, manovalanza spesso analfabeta che varcava i confini nazionali per cercare all’estero il modo di guadagnarsi il pane, un’emigrazione dolorosa di vite e famiglie spezzate. Eppure, Marcinelle ieri come oggi rappresenta il simbolo di quel bisogno che hanno milioni di italiani di partire per cercare una vita migliore, nuove opportunità di lavoro e di vita.
Oggi a lasciare l’Italia sono giovani preparati, professionisti, che al posto della valigia di cartone portano con sé laptop e tablet, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: migliorarsi, progredire a livello economico ma anche umano. Nell’ultimo periodo sono sempre più gli italiani che lasciano la Penisola per recarsi oltre confine, in cerca di quelle possibilità che l’Italia non sembra più in grado di dare: a loro, Marcinelle ricorda che anche fuori dal proprio Paese non sempre è facile raggiungere la felicità, e che se non si è disposti a sacrificarsi, almeno all’inizio, difficilmente si raggiungeranno risultati. Forse è vero che oltre confine le opportunità sono maggiori, ma è anche vero che senza impegno e tanta forza di volontà non si ottiene nulla, in nessuna parte del globo.
La vicenda di Marcinelle risulta attuale soprattutto in queste settimane, durante le quali – complice la bella stagione – sbarcano in Italia migliaia di clandestini, che nella stragrande maggior parte dei casi giungono sulle nostre coste dal Nord Africa. Ebbene, su questo punto mi sento di condividere le parole espresse dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che proprio ricordando la tragedia di Marcinelle, ha affermato: "Accoglienza non e’ miope tolleranza, ma integrazione fra comunità nel rispetto della storia e della cultura del territorio che riceve, per costruire un futuro di sviluppo assieme". Sottoscrivo cento volte questo concetto.
Monsignor Giancarlo Perego, direttore generale Fondazione Migrantes, ricordando la commemorazione della tragedia di Marcinelle avvenuta l’8 agosto di 57 anni fa, sottolinea come oggi la crisi abbia “aperto una nuova stagione di emigrazione dei giovani italiani”, e il simbolo di Marcinelle ci invita a “non abbassare la guardia sulla tutela dei diritti dei lavoratori migranti in Europa". I temi del lavoro, dell’integrazione, sono presenti come non mai nel simbolo che è Marcinelle. Secondo il Rapporto ‘Italiani nel mondo’ che la Migrantes pubblica da otto anni, oggi in Belgio sono oltre 250 mila i cittadini italiani: senza dubbio “un contributo importante per la crescita di un Paese al centro dell’Europa", commenta Perego.
Gli italiani, nel 2013, sono ormai presenti ovunque, nei cinque continenti. Le nostre comunità all’estero, negli anni, hanno lavorato e creato lavoro, hanno contribuito alla grandezza di importanti nazioni, hanno migliorato la propria vita ma anche quella delle popolazioni che le hanno accolte. E’ questa la vera integrazione, è questo il senso di essere italiano nel mondo: crescere e fare crescere il Paese ospitante, senza dimenticare mai da dove si proviene.
Fra le varie iniziative organizzate per ricordare la tragedia di Marcinelle, vogliamo portare all’attenzione dei lettori quella targata Ugl, che a Pescara oggi, 8 agosto 2013, promuove un convegno dal titolo ‘Da Quaregnon a Marcinelle. Storie di minatori’. Geremia Mancini, segretario confederale dell’Ugl, spiega: “Per la prima volta i momenti del solenne funerale dedicato alle vittime di Marcinelle nella Cattedrale di San Cattaneo a Pescara potranno essere interamente rivissuti grazie alla proiezione di immagini inedite". Se siete da quelle parti, vale la pena partecipare.
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