Sono in arrivo a distanza di pochi mesi due referendum sui quali gli elettori italiani saranno chiamati a pronunciarsi. Non so se ne avevamo proprio bisogno, ma tant’è. Il primo, il 17 aprile, è sulla durata delle concessioni per le trivellazioni entro le 12 miglia marine. Il secondo, a ottobre, confermativo, sulla riforma costituzionale.
La Costituzione dice che i cittadini che eleggono il Parlamento votano anche per il referendum. La legge 459 del 2001 sul voto dei cittadini italiani all’estero fissa le modalità di partecipazione elettorale. Modalità che non sono cambiate per l’esercizio del voto politico e per i referendum.
Il modo di votare in loco, si ricorderà, è cambiato solo per l’elezione dei Comitati degli italiani all’estero (Com.It.Es.) prevedendo una iscrizione per poter ricevere il plico elettorale.
La prima considerazione è che una vera discussione sulle riforma della 459 del 2001 è stata sempre rinviata, nonostante siano state depositate diverse proposte. In più, una modifica incisiva come la preiscrizione dovrebbe impegnare il Governo, e la Farnesina in particolare, in una capillare attività di comunicazione e informazione. I tempi politici per avere un confronto e portare in porto una riforma, e tecnici per informare, comunicare ed eventualmente per la preiscrizione, sono del tutti inadeguati.
Quello che nel frattempo si può fare è lavorare per informare al meglio le nostre comunità sul voto referendario, sia sui contenuti che sulle modalità. Potranno votare gli iscritti AIRE, cioè chi è stabilmente residente all’estero ed anche i temporaneamente residenti all’estero da almeno tre mesi, che ne facciano richiesta. Con la certezza che chiunque riuscirà, vorrà e potrà partecipare al voto per corrispondenza farà il proprio dovere di cittadino/elettore.
*deputato Pd eletto all’estero, residente in Australia
































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