Sapevamo da tempo che Oreste Motta era ammalato, di un male oscuro che lentamente lo stava distruggendo fino all’inevitabile fine. La quale era stata intuita quando non lo abbiamo visto pochi giorni fa all’ultima assemblea del CGIE alla quale lui, quale rappresentante designato dal Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, partecipava sempre attivamente. E chi scrive spesso era al suo fianco nei tavoli delle Commissioni e dell’Assemblea.
Tuttavia, la sua scomparsa va al di là del naturale cordoglio per la persona ed il collega. Motta era una delle memorie storiche del CTIM essendo stato, a Stoccarda, vicinissimo a Bruno Zoratto, l’indimenticabile “anima” organizzativa e comunicativa dell’organizzazione costituita dall’allora Movimento Sociale Italiano per essere vicini ai connazionali costretti ad emigrare dopo la guerra in Europa, in Sudamerica, in Australia per necessità economiche o, spesso, anche per motivi politici. Motta s’interessava infatti dell’organizzazione in Germania e soprattutto dell’edizione del mensile “Oltreconfine”, unico organo d’informazione del CTIM: e tale è rimasto, perché scomparso Zoratto mai più è stato riedito.
La scomparsa di Motta impone però una seria riflessione a quello che resta del CTIM, dopo le precedenti scomparse di Zoratto appunto, di Tremaglia, di Centofanti, e dopo l’allontanamento di molti suoi esponenti verso altre organizzazioni, in particolare il MAIE. E non ci si riferisce certamente alla sua sostituzione nel CGIE, ma ad una questione ben più profonda.
Intendiamoci: qui non si tratta di un egoismo associativo, per dire noi siamo più bravi e più belli di voi. Ognuno svolge più o meno bene la propria attività, sia perché designato dagli elettori sia perché attivo e presente nelle diverse comunità di emigrazione. Il problema che si pone al CTIM è un altro: vogliono, gli attuali dirigenti di questa organizzazione, rendersi conto del “peso” storico e morale che grava sulle loro spalle ereditandone la guida dopo la scomparsa di Tremaglia? Vogliono proseguire il lungo cammino avviato fin dagli anni sessanta con i “treni tricolore” che portavano gli emigrati in Italia a votare, visto che non esisteva la possibilità di esercitare il diritto di voto all’estero, tema fondante dell’organizzazione? Oggi, certamente, le tematiche sono altre e diverse, forse maggiormente impegnative perché più tecniche e più attente ai problemi concreti della vecchia e nuova emigrazione.
E’ stato nel mese di febbraio 2012 che ci fu la nomina (peraltro piuttosto confusa e contestata) di Roberto Menia a segretario generale del CTIM, sulla scia di una designazione “in articulo mortis” fatta da Mirko Tremaglia il quale, seguendo un suo principio di “fedeltà indiscussa” ad un “capo” che però non si era dimostrato tale, ossia Gianfranco Fini, aveva voluto che anche il CTIM si collocasse nella stessa, evanescente, orbita dell’allora “Futuro e Libertà”. Poi ci sono state le recenti elezioni, con la “debacle” di Futuro e Libertà, la non rielezione di Menia, il ritiro di Fini dalla scena politica. Ma il CTIM non può e non deve essere un’appendice di una cosa morta, altrimenti muore anch’esso. Esso deve vivere di una vita propria, elaborare progetti, individuare problemi, proporre soluzioni, organizzare attività, effettuare proselitismo. Ma in un anno e mezzo di gestione della nuova segreteria generale non abbiamo visto né un documento né una presa di posizione né una presenza né una riunione organizzativa: si è vissuti nell’ombra finiana, nell’attesa di un successo che era evidente non poteva esserci, perdendo dirigenti ogni mese: l’unica manifestazione di “esistenza in vita” sono i comunicati di condoglianze per i decessi che purtroppo proseguono…
Riteniamo quindi che chi veramente ricorda (nel senso letterale del termine: tenere nel cuore) la storia, gli uomini, le finalità del CTIM debba ora farsi un esame di coscienza e ripensare a come riprendere l’attività dell’organizzazione rivolgendosi a tutti coloro che s’ispirano ai suoi principi, tenendo anche conto del fatto che ormai a destra vi sono una pluralità di movimenti politici cui guardare (dal Pdl ai Fratelli d’Italia, da La Destra all’on. Caruso dell’Enas/Ugl eletto con Scelta Civica). Fra l’altro, è possibile che quest’anno si possa votare per i Comites, come indicato anche dall’ultima assemblea del CGIE, e quindi si dovrà in qualche modo essere presenti. Insomma, non facciamo che la dolorosa scomparsa di Oreste Motta, rappresentante del CTIM al CGIE, significhi anche la scomparsa della stessa organizzazione!































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