Alla luce dell’avvenuta approvazione della Legge di stabilità si riscontra, per noi italiani all’estero possessori di un’abitazione in Italia, la riconferma della posizione governativa nel momento in cui, anche in questa occasione, si è ribadito il principio secondo il quale dovranno essere nuovamente i Comuni a stabilire a quale regime assoggettare i nostri immobili e cioè se considerarli come prima o seconda casa.
D’altro canto, visto il risultato conseguito dai flebili e sterili tentativi operati in modo disorganico dai nostri rappresentanti all’estero, tale risultato era ampiamente scontato.
L’andazzo, nostro malgrado, è quello che era. Le discriminazioni di trattamento tuttora esistenti si perpetreranno fino a quando non sarà trovato il modo ed il/i soggetto/i giusto capace di incidere e cambiare questa amara realtà.
Continuare a sperare nell’intervento risolutivo e nelle capacità dei nostri rappresentanti eletti è quasi un esercizio inutile e nocivo. Tra l’altro l’Italia è una Nazione in cui la giustizia sociale è molto compromessa e noi italiani all’estero non siamo gli unici ad essere vittime di questa situazione. Apparteniamo a quelle categorie sociali senza voce in capitolo a cui il Governo, contrariamente a quello che propaganda, dimostra tuttora la sua più completa sordità e cecità.
Potremmo e dovremmo essere invece soggetti meritevoli di particolare attenzione nell’interesse della Nazione medesima, ma la nostra incapacità, o quella dei nostri diretti rappresentanti all’estero, ci relega ad un ruolo emarginale e di subalternità, caratteristica questa di fasce sociali deboli e pertanto soggette a soprusi e a ingiustizie continue.
Fino a quando durerà questo stato di fatto? Chi saprà riscattarci? Cosa potremmo fare? A chi affidare il compito di rappresentarci dignitosamente e realmente?
Intanto si continueranno a pagare tributi: a) per servizi di cui si usufruisce in modo molto, molto parziale (rifiuti, etc..); b) su immobili considerati – di fatto – come un lusso.
































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