Bersani ci prova a formare un governo, e ci riuscirà, se darà un po’ di posti allo sfiancato gruppetto di Monti e di volta in volta otterrà al senato qualche voto dei grillini che magari, al momento del voto di fiducia, lasceranno l’aula per fare abbassare il “quorum” dei voti necessari. Non è che ci si potesse aspettare molto di diverso dall’incarico di Napolitano (che ha dato l’impressione di essere stato un po’ costretto a concederlo a Bersani), ma certo c’è da prendere atto che un partito come il PD – che un mese fa ha raccolto solo un quarto dei voti (pari a meno di un quinto degli elettori) – sta letteralmente “incassando” l’intera guida della Nazione.
E’ uno strano concetto della democrazia dove dovrebbe contare la maggioranza dei consensi, ma è comunque certo che per il nuovo governo o si trova un accordo con il PDL o la sua debolezza sarà cronica, proprio il contrario di quello che servirebbe oggi all’Italia. Se PD, Lega, Monti e PDL capissero che il momento è così drammatico dall’obbligare all’unità nazionale farebbero un reale servizio al Paese. L’unità servirebbe anche per rintuzzare le provocazioni grilline, ma per molti la tentazione di stare all’opposizione per raccogliere facilmente la protesta è forte. Eppure proprio le giravolte di Grillo giorno per giorno dimostrano che è facile urlare slogan, un po’ meno assumersi le proprie responsabilità. E questo, ovviamente, vale anche per il centrodestra.
































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