Pare lontano oramai il periodo del “sogno liberale”, quello che nel ’94 incendiò i cuori di milioni di moderati. Silvio Berlusconi, dopo vent’anni di Cicchitto, ha preferito “Dudù”. Come biasimarlo d’altronde? Venti lunghissimi anni di beghe politiche, crisi di governo, traditori, ribaltoni, gogna mediatica giudiziaria, vilipendio, dileggio e denigrazioni d’ogni tipo ed origine. L’unica cosa di cui il Cavaliere non è stato tacciato, è d’essere comunista.
Stanco, spossato, piegato da Procure che stringono sempre più il cappio attorno al collo del leone ferito, l’ex premier sta con un piede dentro ed uno fuori il partito. Temporeggia, prende tempo, mesi per rilanciare i coordinamenti, tant’è che dovrebbe essere ufficializzata solo ora la nomina di un Coordinatore organizzativo unico, ovvero Toti preso in prestito dal Tg4. Volti nuovi, “Esercito di Silvio” con i club “Forza Silvio”, che dovrebbero affiancare il partito e che però, ahimè, paiono più tifoserie da stadio che progetti concreti per il futuro.
E mentre Renzi impallina Letta bruciandolo sulle riforme, il Pd vola nei sondaggi staccando di dieci punta la rinata FI. Il governo è sempre più debole ed impopolare, mentre il neosegretario toscano prende piede nella dialettica romana e impone la sua agenda (il “Job act” dovrebbe essere il primo manifesto per il lavoro).
Con un nuovo picco della disoccupazione, si registra l’ennesimo tonfo occupazionale dal ’77 ad oggi. L’economia è una priorità assoluta ed indifferibile, senza ripresa del mercato interno non ci sarà nessuna forza politica in grado di rimettere in moto la fiducia degli italiani.
Le europee di Maggio 2014, saranno un banco di prova importante per sondare gli umori e i tumulti popolari che divorano il Vecchio Continente. La “frustata al cavallo dell’economia” non è giunta e siamo ancora ai box di partenza.
Twitter @andrewlorusso
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