Il quotidiano “Il Giornale” ha detto bene, con il suo titolo "Fini sconfitto e depresso, così ha sfasciato tre partiti". Per Fini varrebbero la canzone di Orietta Berti intitolata "Finiché la barca va" ed il proverbio "Chi troppo vuole nulla stringe". Fini voleva diventare leader della destra e lo voleva fare anche snaturando gli stessi principi della destra, per essere simpatico ai progressisti moderati. Basti pensare a certe sue uscite, come quella sui figli degli immigrati che lui definì "più italiani degli italiani all’estero" o alle sue proposte di istituzione del diritto di voto agli immigrati, o ancora a certe prese di posizione contro la Chiesa. Egli aveva fatto una gran cosa nel 1994, quando aveva deciso di dare vita ad Alleanza Nazionale, una destra più occidentale e svincolata dal fascismo. Tuttavia, il salto di qualità glielo fece fare il presidente Berlusconi, portandolo con sé al governo.
Fini avrebbe potuto dare un contributo determinante per creare una destra vera, una destra legata a tutte le tradizioni culturali italiane, cominciando da quella cattolica, federalista e sussidiaria. Fini, invece, iniziò a prendere le distanze dal resto della coalizione, con le sue riserve sul federalismo e con la sua volontà di dare il voto agli immigrati. Inoltre, iniziò a prendere le distanze anche sui temi etici. La sua presa di posizione al referendum del 2005 (quello sulla fecondazione assistita) ne fu un esempio. Sicuramente, lo fece per avere maggiore visibilità. Questo creò problemi nel centrodestra ed i problemi ci furono anche nel 2007, quando il presidente Berlusconi volle istituire il Popolo della Libertà. Prima, Fini si oppose parlando di "comiche finali". Poi, nel 2008, quando cadde il governo Prodi, Fini decise di fare il PdL insieme al presidente Berlusconi, sfasciando Alleanza Nazionale. Grazie al Popolo della Libertà, Fini divenne presidente della Camera dei Deputati. Tuttavia, l’idillio si ruppe. L’ex leader di An si mise contro la Lega Nord, con le sue posizioni sul federalismo e sull’immigrazione e creò imbarazzi nel Popolo della Libertà. Addirittura, fu lui il vero oppositore di Silvio Berlusconi e della Lega, e non la sinistra.
Nel 2010, Fini ed i parlamentari a lui vicini uscirono dal PdL e formarono Futuro e Libertà per l’Italia. Così, Gianfry sfasciò il PdL e, lentamente, pose fine ad un governo che stava facendo le riforme e risanando il Paese e propiziò l’arrivo del governo Monti, un governo che sta creando problemi con la sua politica fiscale. Oltre a ciò ci fu la vicenda della casa di Montecarlo, casa che fu donata da una ricca signora ad Alleanza Nazionale e che in seguito passò a Giancarlo Tulliani, il fratello della compagna di Fini, Elisabetta. Ora, però, la storia chiede il conto. Questa legge vale anche per Fini. Egli voleva essere leader di un grande partito di centrodestra e, invece, capeggia un piccolo partito che non ha un’identità. Per le sue ambizioni, egli creò problemi al Paese e ne sta creando ancora oggi. La storia chiede il conto a Fini e lui dovrà pagarlo.
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