‘Se la Fiat vuole cambiare i rapporti, noi siamo disponibili al confronto’. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, non e’ affatto convinto che lo scioglimento della newco a Pomigliano sia il segnale di un’inversione di rotta da parte del Lingotto nelle relazioni sindacali. ‘Il nostro atteggiamento – spiega – e’ quello di sempre. Per noi bisogna partire dai riconoscimento delle liberta’ e dei diritti in fabbrica. A Marchionne chiederei di impegnarsi, insieme ai sindacati e al nuovo governo, per un impegno nero su bianco a favore degli stabilimenti italiani’. Landini risponde alle domande del vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini, al teatro Carignano di Torino, sullo stesso palco dove domani ci sara’ il confronto tra Sergio Marchionne e il direttore del quotidiano Ezio Mauro.
All’amministratore delegato della Fiat il leader della Fiom dice: ‘dovrebbe imparare che, certe volte, dire no e’ anche condizione per dire poi dei si’. Non serve alla Fiat avere dei sindacati che dicono sempre si’ anche quando fa cose che non stanno in piedi’. ‘Non ci sembra di vedere grandi certezze sul futuro della Fiat in Italia. Finora a tutti gli annunci non sono seguiti i fatti. E su Mirafiori e Cassino non e’ stato detto ancora nulla’, osserva Landini. ‘Chiedo a Marchionne che sia possibile aprire un confronto sui programmi produttivi, anche coinvolgendo il nuovo governo, senza aspettare l’esito di investimenti per i quali servono 2-3 anni. Che si continuino a produrre auto in Italia e’ interesse di tutti. Marchionne puo’ anche pensare di ridurre la presenza in Italia e spostare la testa negli Usa, ma il sindacato, i lavoratori e il Paese non se lo possono permettere’. Quanto alla vicenda Pomigliano, secondo Landini il merito dello scioglimento della societa’ Fabbrica Italia ‘e’ anche delle cause messe in campo dalla Fiom, della nostra battaglia.
Il tribunale ha detto che i nostri iscritti non possono essere licenziati. Si e’ smontata una societa’ – ricorda – che era stata creata per uscire da Confindustria ed escludere chi aveva votato no al referendum del 2010′. Gli applausi degli operai nello stabilimento di Grugliasco, storicamente roccaforte della Fiom? ‘Una messinscena coreana che danno un’idea un po’ autoritaria di Marchionne e della fabbrica e che in realta’ non misurano il consenso reale’, osserva Landini.
































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