L’ambasciatore Mario Vattani, Commissario Generale per l’Italia all’Esposizione universale in Giappone, dalle pagine de Il Riformista afferma: “L’Italia è ammirata nel mondo per la cultura, i territori, l’originalità e la qualità altissima dei suoi prodotti”. Ma è un’immagine parziale e stereotipata. E soprattutto, non è sufficiente: “Se vogliamo ampliare questa visione e rafforzare le collaborazioni industriali ed economiche, dobbiamo fare qualcosa di più. E l’Expo è l’occasione perfetta”.
“Il vero vantaggio competitivo oggi, in un mondo dove tutti parlano di dazi e intelligenza artificiale, ce l’ha chi inventa qualcosa di originale, chi collabora e dimostra di essere a un livello alto. Non basta dire che siamo bravi: dobbiamo mostrarlo, ogni giorno” aggiunge.
Uno dei modelli da cui prendere esempio è proprio il Giappone: “È un Paese manifatturiero come noi, ma con cui abbiamo rapporti storici e profondi. Ci conoscono davvero, anche per la qualità della nostra meccanica, dell’acciaio, della tecnologia. E il resto dell’Asia guarda proprio al Giappone per decidere cosa è un prodotto di qualità”.
Per questo è essenziale raccontare bene cosa c’è “dietro” un prodotto italiano: “Può essere una storia, una tradizione, o un livello di ricerca e controllo altissimo. La percezione diffusa di un Paese ha un impatto concreto anche sulle scelte industriali: un partner compra tecnologia italiana se è convinto che siamo capaci di produrla. Ed è questo il tipo di fiducia che dobbiamo costruire”, “quando raccontiamo un’Italia pigra, ritardataria, simpaticamente imperfetta, rischiamo di condannarci a una narrazione limitante. Ma se dimostriamo, ad esempio, che un padiglione italiano apre puntuale, funziona perfettamente e comunica innovazione, allora rompiamo quello schema. Soprattutto in un contesto come il Giappone, dove l’attenzione al dettaglio è altissima”.































