Maria Garcia è candidata alla Camera con il PdL – centrodestra italiano nella ripartizione estera Europa. Nata a Buenos Aires, e’ emigrante di seconda generazione: i suoi nonni paterni erano di origine spagnola, arrivati in Argentina, fino alla Terra del Fuoco, per sfuggire al regime franchista; i nonni materni si erano lasciati dietro invece, insieme alla seconda guerra mondiale, perfino il ricordo del castello di famiglia, in rovina già a quell’epoca, nel cuore della Navarra. In Argentina Maria ha sposato un emigrato di seconda generazione, figlio di italiani e italiano anche lui, componente della "Nazionale" argentina di pallavolo. Qualche tempo dopo, lasciato il Paese sudamericano, Maria si trasferisce in Italia con la famiglia. In quegli anni ottiene la cittadinanza italiana. I suoi figli nascono nello Stivale.
Maria Garcia, delegata Anfe e in quota Grande Sud nella lista del centrodestra italiano, sta portando avanti una campagna elettorale “low cost”, come spiega a ItaliaChiamaItalia, mentre è in viaggio in macchina da Francoforte, Germania – dove ha incontrato un gruppo di elettori – a Bruxelles. “Ho concentrato le forze su internet, sulla Rete, che utilizziamo moltissimo. La mia è una storia che nasce nell’associazionismo. Con la crisi che c’è, non ci sembrava giusto spendere tanti soldi per una campagna elettorale. Anche per quanto riguarda il mailing, l’invio delle lettere di presentazione agli italiani residenti in Europa, mi sono tenuta bassa: ne ho inviate 200mila e ho condiviso i costi con il partito. La gente – continua Garcia a colloquio con Italiachiamaitalia.it – deve sceglierti per la tua esperienza e le tue capacità, non per la pubblicità in dosi massicce che alla fine diventa un tormentone. Certo deve conoscerti, e io su questo conto: sulla realtà del mio lavoro sul territorio e del passaparola dei tanti connazionali che testimoniano con la loro stima la volontà di darmi fiducia e sostegno”.
Maria vive e lavora a Bruxelles, nel settore della comunicazione istituzionale: “Conosco benissimo i problemi dell’emigrazione, li ho vissuti sulla mia pelle”, ci tiene a precisare, lei che è “emigrata da sempre”. E’ alla sua prima campagna elettorale: “Come la sto vivendo? Mettendoci la faccia. E’ molto stimolante, ma anche molto triste, quando ti accorgi che la politica si è troppo allontanata dalle persone, e questo non è bello. Si è perso il contatto diretto con la gente”. Le richieste dei connazionali che incontra sono sempre quelle: “più attenzione da parte dei Consolati, più attenzione per ciò che riguarda la diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero. Ci sono zone della Germania dove i figli di italiani non possono studiare la propria lingua madre, devono pensarci i nonni…”.
La candidata PdL ci racconta poi le difficoltà più pratiche a cui sta andando incontro: “il voto all’estero è complicatissimo, è un sistema che non funziona. C’è gente che non sa come votare, i cittadini devono scegliere candidati che nemmeno conoscono, bisogna inviare le schede e votare per posta mentre c’è chi è pronto a rubare le buste… La democrazia non è questo. Il voto deve essere sicuro e segreto”. Le facciamo notare che in Parlamento ci sono diverse proposte per migliorare la legge del voto all’estero, ma nessuno ha fatto niente: “Questo ci deve fare pensare. Stanno in Parlamento per alzare tutti la mano come delle scimmie, ma non riescono a cambiare qualcosa di così importante come la legge che regola il voto degli italiani nel mondo. Capisco bene le intenzioni di Tremaglia, ma cosa ci interessa se poi alla fine il voto non è davvero democratico? Così non va bene, è una follia”.
A ItaliaChiamaItalia arrivano voci di compravendita di plichi elettorali… “Anch’ io ho sentito queste cose. All’associazione che rappresento sono arrivate richieste di soldi per i voti. So che c’è questo mercato, anche perché me l’hanno confermato altri candidati. A me però nessuno ha mai proposto qualcosa del genere”. “Siamo arrivati al punto in cui l’ambasciatore italiano è costretto a comunicare che i voti non si vendono: vi rendete conto?”. La campagna elettorale di un candidato all’estero è tutt’altro che semplice: “Non so se ce la farò, a meno che tantissime persone oneste votino per me. Anche fra noi candidati della stessa lista non c’è alcuna intenzione di fare squadra: ognuno pensa per sé”.
“Il messaggio che desidero inviare agli italiani d’Europa attraverso ItaliaChiamaItalia è il seguente: rivendico il mio ruolo di essere donna, anche se per me l’intelligenza e la sensibilità sono cose che non hanno sesso. Non sono d’accordo, per esempio, con il concetto di quote rosa”. “Perché gli italiani d’Europa dovrebbero votare per me? Bella domanda. Probabilmente perché ho una storia di emigrata alle spalle, sono una persona pulita, ho un grande desiderio di entrare in politica per fare del bene, voglio fare squadra e rappresentare le tante persone oneste, che ancora ci sono. Certo, da sola non posso farcela: chiedo il sostegno delle comunità italiane residenti in Europa. Dobbiamo tutti abituarci a lamentarci di meno e a fare di più per la nostra Italia e per gli italiani nel mondo. Soprattutto, non bisogna essere attaccati alla poltrona. Ci sono ruoli per tutti. Ci vuole, anche per quanto riguarda gli italiani all’estero, un rinnovamento politico”.
Twitter @rickyfilosa
































Discussione su questo articolo