Gianfranco Fini, a Perugia per partecipare ad un incontro con i candidati del suo partito, è tornato a parlare della fine del governo Berlusconi: il Cav, secondo il leader di Futuro e Libertà, “vaneggia quando parla di complotto: non lo ha mandato via nessuno. Lui si e’ dimesso quando si e’ accorto che si era impiccato da solo. Quella lettera che aveva mandato a nome del governo italiano a Bruxelles nel 2010 conteneva degli impegni che era impossibile mantenere. Era l’epoca dello spread alle stelle. Quando Berlusconi si accorse che si era impiccato da solo e che sarebbe stato travolto perche’ l’Italia rischiava il fallimento, ha fatto un passo indietro e si e’ dimesso". E certamente Mario Monti non è arrivato al governo “con un colpo di Stato”, anzi: Berlusconi, Bersani, Casini ed io abbiamo detto a Napolitano che era impensabile andare a votare in quelle condizioni, e che occorreva mettere in piedi un governo con una ampia maggioranza per tamponare l’emergenza". Ed ecco che il Prof andò a Palazzo Chigi. I suoi provvedimenti, spiega ancora Fini, “sono stati tutti approvati dal Parlamento, compresa l’Imu. Il Pdl ha votato tutti i provvedimenti, solo alla Camera con 56 voti di fiducia, troppo comodo oggi dire che Monti e’ la causa di tutti i mali".
L’ex presidente della Camera ha ricordato di essere stato “messo alla porta” perché dava fastidio al progetto di Berlusconi, il quale “ha una concezione sartoriale della giustizia", per esempio, oltre a “un modo tutto suo di interpretare il principio costituzionale della legge uguale per tutti". Secondo Fini, Berlusconi pensa che le istituzioni debbano “essere piegate ai suoi interessi anche quando si supera il livello della decenza. Mi riferisco alla risoluzione che Berlusconi ha fatto votare alla Camera per sollevare il conflitto di attribuzione sulla competenza del processo Ruby, perche’, secondo una tesi del Pdl, la telefonata che lui fece in questura perche’ quella ragazza fosse rilasciata fu fatta da premier che pensava di difendere gli interessi del Paese, visto che poteva essere la nipote di Mubarak e non bisognava minimamente aprire un contenzioso con l’Egitto. Quando si arriva a questo credo che non ci sia piu’ pudore".
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