Pasta e pizza, eccellenze del Mezzogiorno e simboli dell’Italia nel mondo, insieme all’olio extravergine d’oliva rappresentano l’essenza della nostra cultura gastronomica. Una tradizione culinaria che si distingue a livello internazionale e che potrebbe ottenere entro fine anno il riconoscimento dell’Unesco come Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Un traguardo che andrebbe ad aggiungersi a quelli già conquistati dall’Arte del Pizzaiuolo Napoletano e dalla Dieta Mediterranea, giunta proprio in questi giorni al quindicesimo anniversario dal prestigioso titolo.
La candidatura, presentata nel 2023 dal ministero dell’Agricoltura, punta a valorizzare non solo i piatti, ma l’intero modello sociale e culturale che ruota attorno alla cucina italiana: la convivialità, il rispetto delle stagioni, la scelta di ingredienti locali e la trasmissione delle tradizioni di famiglia.
A sostenere il percorso sono state l’Accademia Italiana della Cucina, istituzione culturale riconosciuta dallo Stato e fondata nel 1953, che conta oltre 220 sedi in Italia e più di 80 all’estero; la Fondazione Casa Artusi, nata nel 2007 per promuovere la cucina nazionale; e la rivista La Cucina Italiana, fondata nel 1929 e considerata la più antica testata gastronomica al mondo.
Secondo quanto riportato da Il Mattino, la cucina italiana sta vivendo un’espansione senza precedenti: non più solo trattorie aperte da emigranti, ma giovani chef preparati che costruiscono la loro carriera all’estero.
Anche a Parigi i cuochi italiani sono diventati un fenomeno, grazie a interpretazioni della tradizione capaci di conquistare persino la Michelin. E nulla come la pasta, sottolinea il quotidiano, rispecchia lo spirito libero e creativo degli italiani, così diverso dal rigore cartesiano della cucina francese.































