Dieci maglioni, 6 gonne, quasi 5 pigiami e sette paia di jeans, 15 tra t-shirt sportive e non da abbinare a 13 paia di pantaloni di diversa foggia, 5 camicie eleganti e altrettanti cappotti e giacche. Oltre a quasi 18 slip, 11 reggiseni, 16 paia di calzini. Non e’ l’inventario di un negozio di abbigliamento, ma quello che mediamente si trova negli armadi degli italiani.
I dati sul guardaroba e sulle usanze degli italiani in fatto di abbigliamento e shopping sono emersi dalla settima edizione della ricerca internazionale ‘Global Lifestyle Monitor’, osservatorio che per Cotton Usa ogni due anni indaga in fatto di moda, tessile e fibre naturali, anticipata all’ANSA. Per l’Italia l’indagine e’ stata condotta dalla Ipsos.
La crisi ha in parte modificato le abitudini del consumatori, che molto piu’ di prima vanno a caccia di buone occasioni con un budget piu’ risicato rispetto al passato. Via libera allora all’acquisto durante i saldi e negli outlet, con una percentuale di acquirenti passata dal 79 all’87%. Anche se poi a confronto con gli altri Stati europei, siamo, insieme ai tedeschi, il popolo che spende di piu’ per l’abbigliamento.
Rispetto all’anno scorso per il 64,8% degli intervistati gli acquisti di abbigliamento saranno minori e solo per il 28% uguale ad un anno fa; anche il budget e’ in picchiata, 60,2% lo avra’ piu’ basso a diposizione. La percezione della propria situazione economica infatto di spesa e consumi e’ sul pessimista: e sono soprattutto i giovani a non vedere luce: 35% si dichiara abbastanza pessimista, il 12% molto pessimista.
Con i tempi che cambiano, cambiamo anche le abitudini: dalla ricerca emerge che il 49% degli italiani si impegna a cercare capi che rispettino l’ambiente. Shopping si’, ma che oltre ad essere ‘economico’, sia anche ‘eco-sostenibile’.
Crisi a parte, il quadro che emerge e’ quello di consumatori che prediligono la comodita’ (l’87% la preferisce ai capi all’ultima moda), ma che allo stesso tempo amano essere sempre perfetti in qualunque occasione: ed e’ anche per questo motivo che 7 italiani su 10 cambiano abito piu’ volte al giorno. Vogliono sentirsi sempre adeguati alle situazioni. Crisi o non crisi quello che pero’, stando alla ricerca, resta un punto fondamentale nella scelta degli indumenti e’ la qualita’, che si declina come capo bene fatto (per il 36% degli intervistati), materiale resistente (35%) e duraturo nel tempo (26%). Lo stile viene indicato come elemento di qualita’ solo nel 13% dei casi. Anche la composizione riveste un ruolo importante: i capi preferiti sono quelli in fibra naturale (come il cotone considerata la fibra piu’ adatta per rispondere alle esigenze della moda di oggi dal 65%), per le quali gli italiani sono anche disposti a pagare di piu’.
Dalla ricerca emerge inoltre che il 75% degli intervistati ama o apprezza fare shopping e che si dedica a tale attivita’ almeno una volta al mese: in testa ci sono le spese per l’abbigliamento (34%), seguite da quelle per le scarpe (23%). C’e’ poi l’elettronica (21%) e a distanza il tessile per la casa (7%). I negozi indipendenti resistono ancora in testa alla classifica dei luoghi preferiti per lo shopping, anche se sono in netto calo rispetto al passato. Il 25% compra nel negozio di fiducia, ma solo due anni fa la percentuale arrivava al 37. Crescono, e non di poco, le catene e i franchising, che balzano dal 2 al 14%, anche grazie alla diffusione e alla proliferazione dei grandi marchi – nazionali e internazionali – sia nei grandi che nei piccoli centri. In crescita anche mercati e fiere, soprattutto per quanto riguarda la biancheria per la casa.
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