Il danno è enorme. E grande la beffa. Uno schiaffo alla Toscana. Una pernacchia all’Isola del Giglio, costretta a convivere con l’immagine della tragedia. La Costa Concordia morta, cadavere su un lato, che giace da tre mesi squartata sulla scogliera della Gabbianera. A poche decine di metri dal porto del Giglio. Una visione che attrae i curiosi e atterrisce gli isolani, e non solo.
La Toscana e l’isola colpite da uno schiaffo pesante, un manrovescio di quelli che ti tolgono il respiro, la voglia di fare e di sperare. Hanno coltivato tre mesi l’illusione di entrare nell’opera di rimozione della Costa Concordia. E hanno perso. Un colpo basso che annienta progetti e possibilità di tirar su un po’ di quattrini a titolo di parziale risarcimento dei danni materiali e morali subiti in seguito alla tragedia di febbraio. Hanno vinto gli americani. La gara per la rimozione della nave dalla leggerezza del comandante Schettino incontro alla morte è stata vinta da una joint venture. Tra la Tim Savage, di Crowley Group, di Pompano Beach, Florida, e la Micoperi di Ravenna. Toscani e gigliesi hanno cullato a lungo la speranza che la gara potesse vincerla una ditta specializzata italiana. Perdente e delusa la cordata tra l’olandese Smit e la Fratelli Neri di Livorno. La gara è andata e con essa se ne va anche la possibilità di guadagno per i cantieri toscani di Piombino e Livorno; Costa Crociera ha scelto Civitavecchia come sede di tutte le operazioni legate alla rimozione del relitto che continua a deturpare paesaggio e panorama dell’Isola del Giglio.
"Rispettate l’isola e i tempi, entro dodici mesi vogliamo tornare alla normalità", ammonisce con rabbiosa convinzione il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli. Scartato pure il piano di un’altra ditta olandese, la Mammoet, a lungo vicina all’alleanza con Smit e Neri. Valore iniziale del progetto per la rimozione, 200 milioni di dollari. Quello prescelto farà lievitare i costi fino ad un terzo in più, 300 milioni di dollari. Il piano è stato sceltoda un comitato tecnico di valutazione. Tecnici esperti in rappresentanza di Costa Crociere, Carnival, London Offshore Consultants e Standard P&d. Sabato la Costa ha ufficializzato la notizia. Delusione doppia per la Neri di Livorno, la ditta che ha svuotato i serbatoi della nave morta da trauma contro la scogliera, scongiurando così l’inquinamento da nafta pesante del Giglio e dell’intero Aricipelago Toscano. Una delicata operazione da 15 milioni di euro.
Affiorano intanto anticipazioni sul complesso progetto di rimozione della Costa Concordia. Il relitto verrebbe raddrizzato con tiranti su un fondale reso artificiale dopo avervi conficcato svariati pali d’acciaio. L’operazione è indispensabile: bisogna evitare che la nave scivoli nell’abisso poco distante nel momento in cui sarà rimessa in asse. Riportata nella sua posizione naturale, si procederà alla riparazione delle falle sul fianco di dritta. La successiva rotazione avverrà saldando attorno allo scafo dei cassoni da riempire con acqua. Al galleggiamento della Concordia provvederanno alcune piattaforme. Poi, il traino. La nave sarà portata lontano dal Giglio. L’ingegnere ravennate Giovanni Ceccarelli, designer in Coppa America di +39 di Mascalzone Latino, ha collaborato con Titan-Micoper all’elaborazione del progetto. "Siamo soddisfatti. Il nostro obiettivo è che il Giglio torni com’era prima della tragedia".
Titan Savage è un colosso che opera nel settore dal 1980. Può vantare una grande esperienza nel campo della rimozione di numerosi relitti. Il progetto, a detta di tutti, è di livello assoluto. Però è la prima volta che una carcassa di questa portata e dimensioni viene rimossa intera. Obbligata a stare a guardare, la Toscana denuncia la propria irritazione. E non le va giù il fatto che Costa Crociere abbia scelto Civitavecchia come sede operativa. Il relitto, poi, verrebbe rimorchiato a Genova (la nave è stata costruita a Sestri Ponente da Fincantieri) o a Palermo. Il progetto Smit-Neri prevedeva due basi, una a Livorno e l’altra a Piombino, e l’uso di un grande bacino di carenaggio nella città labronica per lo smontaggio. Il lavoro di carpenteria l’avrebbe effettuato la Nuova Cantieri Apuania di Carrara. Operazioni che avrebbero portato importanti vantaggi all’economia della Toscana. Hanno pesato sulla scelta le preferenze espresse dalla statunitense Carnival. Il naufragio in terra italiana si è così trasformato in un affare quasi interamente americano. E questo manda letteralmente in bestia il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi. "La società Costa, la Protezione civile nazionale e il Governo devono avere ben chiara una cosa. La nave è naufragata nell’Arcipelago Toscano e noi ne abbiamo subito e ne subiamo ancora le conseguenze. Devono perciò mettersi in testa che se vogliano portare via il relitto, a lavorare deve essere la Toscana". Il presidente della Regione Toscana si è reso promotore di un incontro da realizzare a breve con il presidente della Provincia di Grosseto, Marras, e i sindaci di Livorno, Carrara e Piombino. "Il porto di Livorno è attrezzato per questo tipo di eventi".
La nave non va più, è morta in mare contro la scogliera. Cresce l’onda, questo è una rimozione da 300 milioni di dollari. E a terra si polemizza, si litiga. Dopo il danno la beffa.
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