Non ci hanno messo molto, i deputati del Pd, a replicare alle accuse del senatore Claudio Micheloni, Pd anche lui, nei confronti del governo e di una parte del proprio partito, colpevoli – secondo il presidente del CQIE al Senato – di avere organizzato le elezioni dei Comites nel peggiore dei modi.
Per Garavini, Porta e compagni, “non conosce tregua la guerra condotta da alcuni eletti all’estero contro una consultazione elettorale che dopo cinque anni restituisce agli italiani all’estero il diritto di eleggere i propri rappresentanti”. Alcuni eletti all’estero vuol dire Micheloni, appunto, ma anche Aldo Di Biagio, senatore di Per l’Italia, e in fondo tutti i senatori eletti oltre confine che fin dall’inizio della vicenda avevano chiesto al governo di rimandare il rinnovo dei Comites nei primi mesi del 2015 per consentire più informazione ai connazionali e una maggiore organizzazione.
Secondo i dem a Montecitorio, “chi oggi alza i toni delle accuse e della polemica dovrebbe riflettere autocriticamente sul contributo dato allo scempio del rinvio della democrazia offrendo il pretesto di una riforma i cui termini sono stati respinti da tutto il mondo dell’emigrazione e che, comunque, è stata usata come pretesto per non far votare”. Una riforma, quella dei Comites, che si attende da anni e di cui tutti gli eletti in Parlamento si sono riempiti la bocca per molto tempo; una riforma che la politica, per propria incapacità innanzitutto, non è riuscita a portare a termine.
Per i deputati Pd ormai è tardi per chiedere ulteriori rinvii: “Non usare oggi le risorse miracolosamente recuperate dal Governo per fare le elezioni significa semplicemente rinviare sine die, senza alcuna certezza sui tempi del rinnovo dei Comites e del CGIE. Qualcuno, prima di parlare, si è preoccupato di dare almeno un’occhiata alla legge di stabilità che è stata presentata in Parlamento per vedere se siano solo pensabili recuperi di risorse negli esercizi successivi? E’ troppo facile fare i paladini del popolo sfuggendo alla responsabilità di governare una fase durissima come quella che l’Italia sta attraversando e di esercitare una rappresentanza basata non sulla propaganda ma sulle risorse reali e sulle possibilità concrete”.
In conclusione, dopo lunghe e noiose supercazzole, la nota congiunta dei deputati Pd punta il dito contro i senatori, contro Micheloni in particolare: “Se qualcuno cerca pretesti per ridisegnarsi un destino politico personale, faccia pure, i pretesti in tempi come questi certo non mancano”.
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